Informativa Cookie

Un alieno mi ha addomesticato

07 novembre, 2016 - 11:17

La prima volta che lessi l’opera di Saint-Exupéry avevo quattordici anni. Ricordo che trovai interessante la prima parte, in cui l’autore si confronta con gli adulti disegnando il terrificante pitone-che-digerisce-un-elefante e viene ritenuto un cappello. Bello vedere come le due visioni della vita cambino la percezione della realtà, così come apprezzai quella frase che passa spesso in sordina, nel momento in cui il nostro autore, al primo incontro con il Piccolo Principe, prova a disegnare l’unica cosa che sa fare (il solito boa) e il principe comprende immediatamente il disegno. Semplicemente geniale, a livello narrativo: riuscire a far capire immediatamente il modo di pensare del Piccolo Principe con una frase.

Da lì in poi… Fastidio. E lo dico con stupore, dal momento che è una cosa che ho compreso nel corso degli anni. Il modo di pensare del Principe, così puro e ingenuo è fastidioso, senza contare il fatto che con la sua purezza e le sue domande l’Autore fa capire benissimo che è lui l’unico che ha imparato a vivere, quasi prendendo in giro i derelitti che incontra nel suo viaggio tra i pianeti.

Da qui il mio fastidio. Che bisogno c’è per una persona che sta così bene con se stessa di viaggiare per conoscere il mondo, umiliando, più o meno direttamente, tutti quelli che incontra?

Poi in questi giorni il Pricipe è arrivato al Mausoleo della Bela Rosin, dove ha preso vita grazie alle parole di Gisella Bein e ai disegni di Monica Calvi.piccolo-principe-nuovo-2

E quel piccoletto è stato in grado di addomesticarmi, accidenti a lui.

Disegni, musiche e parole hanno dato a quell’ometto un volto completamente nuovo, un bambino che scopre veramente il mondo, curioso e ingenuo, che disarma con la sua semplicità, non perché sa che il modo di vivere degli altri è sbagliato, ma semplicemente perché gli sembra assurdo – così come è assurdo non vedere un boa e vedere invece un cappello. Dolce e ingenuo al punto che accetta di farsi mordere da un serpente, che gli ha assicurato che in quel modo sarebbe tornato presto a casa, quando si rende conto che deve assolutamente tornare dal suo amato fiore.

Davvero, per comprendere a fondo questo libro, bisognava andare oltre le parole lette? Bisognava udirle? Vederle?

D’altra parte, non è pur vero che l’essenziale è invisibile agli occhi?

piccolo-principe-nuovo

Stefano Cavanna

Lascia una risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

You may use these HTML tags and attributes: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>