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Immaginazione in porta

12 aprile, 2017 - 10:53

Immaginate che dentro una porta da calcio, per una volta, non entri un pallone, ma storie.
Immaginate che queste storie vengano chiamate, come schemi di gioco, da un ragazzo giovane e inesperto.
Immaginate che questa partita a storie si giochi, non in undici contro undici, ma in quattro per due (e non si tratta di una moltiplicazione).
Immaginate che la maestria dei giocatori non sia quella di portare la palla, ma di far andare quelle storie in profondità.
Immaginate che, per una volta, in un campo da calcio non si parli di giocatori, ma delle persone che indossavano le maglie della squadra.
Immaginate quel brivido che percorre la schiena di chi sente chiamare confidenzialmente per nome un proprio mito da un altro che lo conosce bene e prova una punta di invidia, perché vorebbe poter essere lui a trattarlo con tanta confidenza, o, più semplicemente, ad aver condiviso con quel mito una parte della propria vita.
Immaginate che chi per voi è un mito, per i nostri narratori non lo sia, perché, prima di tutto, è stata una persona.IMG-20170409-WA0050
Immaginate la tragedia dopo la tragedia: due donne imprigionate dalla storia nel loro ruolo, incapaci di uscirne. Il terrore per tutti i teatranti (e le attrici sono riuscite a portarlo in scena forse esorcizzando, sicuramente vincendo, la paura), un incubo per la gente normale.
Immaginate le lacrime dei tifosi quando nello steatro (stadio+teatro) risuona la voce dello speaker che non annuncia il gol, ma riporta le ultime parole di un pilota prima dello schianto.
Immaginate una squadra intera scomparsa in un istante.
Immaginate gli applausi di un pubblico commosso.
Immaginate gli applausi dei giocatori quando, nello steatro entra il nipote di uno dei protagonisti scomparsi, mostrando l’ultima maglia della Nazionale italiana indossata da suo zio.IMG-20170409-WA0049
Basta immaginare.
Tutto questo è accaduto la scorsa settimana. Se siete riusciti a vedere lo spettacolo, provate a scriverci che cosa avete provato quella sera. Se non siete riusciti, verranno altre occasioni per ascoltare la storia dei due fratelli Ballarin, che, prima di ogni altra cosa, erano Dino e Aldo.

 

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