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Sotto il cielo del Cile

07 ottobre, 2019 - 08:56

copertina

Stringe il cuore rivedere militari e carri armati nelle strade del Cile.

Era qualcosa di lontano solo negli ultimi anni ‘80 mi era capitato di vedere e incontrare la loro strafottente imperiosa presenza poi pian piano ho conosciuto un paese normale.

In certi momenti anche un paese “felice”, fuori dal peso della dittatura, la tristezza si scioglieva e anche la felicità era una cosa possibile.

Adesso l’orologio torna indietro.

La forbice tra pochi troppo ricchi e tanti poverissimi si è allargata troppo e l’elastico è saltato.

Coi militari nelle strade un paese non può essere civile e neppure felice.

“Là fuori la morte batteva le ali e la bontà taceva”.
Sono versi di un poema di Carmen Yañez (moglie di Luis Sepúlveda) che fotografano
i giorni del potere dei militari in Cile. Gli arresti e le torture nei campi di prigionia, gli
interrogatori, la morte, il buio degli ordini gridati senza pietà la derisione e
l’umiliazione degli ideali.
Ecco perché è triste rivedere quella soldataglia, non la stessa di allora ma comunque
con la medesima mentalità repressiva a controllare le strade di un paese che anche
grazie al sangue di molti è potuto tornare libero.

Potete sapere di più su questi giorni attraverso due interviste di nostri amici, Luis
Sepúlveda a il Manifesto e Jorge Coulon a la Repubblica.

sepul

Sepulveda: “Fa rabbia il ritorno a tempi che credevamo superati” (clicca qui per leggere l’articolo integrale) di Roberto Zanini su il Manifesto del 22.10.2019.

 

inti2

PRODIGIO

A Marcia Scantlebury

Se in quei giorni di ottobre

Le bende nere

Quando davvero la paura

Mordeva la carne.

E noi nascondendo nomi

Nelle pieghe del sudore.

Non siamo mai state più vicine

Alle rose.

Ti ricordi delle rosse

Che paradossalmente crescevano lì,

proprio al centro del dolore?

Belle rose…

Di cui ci hanno negato

Il dono del profumo

Non quello delle spine tristi.

 

Se in quei giorni di ottobre

A Grimaldi*

Quando neanche il mio fiuto

Mi diceva che ti saresti svegliata,

Marcia,

ti avessi parlato

solo per consolarti

per curarti la ferita al viso

per spazzare via l’aria di un brutto sogno

per girare gli occhi indietro

prendendo il tempo per le corna

e ricostruire il velo di cipolla

che ci ha coperto

fino ad allora.

 

Se ti avessi fatto una promessa,

se ti avessi predetto

un incontro, in una città

lontana, bella

San Marco, Venezia

La città dei ritrovamenti

Prodigiosi

Non mi avresti creduto.

Non mi avresti creduto

Perché la morte batteva le ali

Là fuori

E la bontà taceva.

 

Carmen Yanez

 

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