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La musica secondo Shel Shapiro

31 maggio, 2017 - 14:25

Shel Shapiro slide

Ho avuto anch’io un’adolescenza e il mio mito in quegli anni erano i Rokes!
Quando negli anni ’80, ormai trentenne ho incontrato Shel Shapiro, il loro cantante e leader, casualmente in una mostra da me organizzata a Milano, mi sono sentito avvampare e arrossire in volto e cedere le gambe. Incredibile!
Stavo lavorando con Peter Gabriel, Guido Harari, David Sylvian, supereroi del Rock internazionale. Eppure se conoscere loro mi aveva procurato emozione e intenso piacere, avere di fronte Shel Shapiro produceva un turbamento irreale. Avevo di fronte a me il mito per eccellenza della mia adolescenza.
Era un effetto narciso. Mi vedevo in un specchio davvero per la prima volta perché lui più di mio padre, senza offendere papà, mi aveva segnato.

Se noi non siamo come voi ma che colpa abbiamo noi”. Ecco il distacco dai padri e l’orgoglio per una identità propria, altra, nuova e diversa.

Questo è stato il beat nella sua espressione musicale, e di rivolta comportamentale.
Ha anticipato il ’68 e tutto quello che è venuto dopo. L’ha fatto con decisa ingenuità senza prefigurarsi obiettivi. Semplicemente perché “andava fatto”.
Ecco di questo abbiamo parlato diffusamente l’altra sera con Shel, poi lui ha imbracciato la chitarra e con Daniele Ivaldi ci ha regalato un mini-concerto.
Dai grandi delle origini con Woody Guthrie ai Beatles passando per Bob Dylan fino, inevitabilmente, ai Rokes.

Sono state emozioni, un susseguirsi di emozioni e applausi, davvero tanti.

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