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VisibilInvisibili – “A L’E’ MEY”

06 aprile, 2019 - 21:00 Sala Polivalente - Bussoleno (TO)

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Dieci anni fa, una sera di fine settembre il “Museo della Montagna e il CAI ci avevano invitato a rappresentare “Il peso della farfalla” sul piazzale al Monte dei Cappuccini.
Splendida location con lo sguardo su Torino e le Alpi per una bellissima tiepida notte stellata di fine estate.
500/600 spettatori, un grande successo, ma la cosa più importante è successa alla fine di tutto.
Terminato lo spettacolo tre donne mi hanno avvicinato. Una madre, una sorella e una fidanzata, che mi hanno raggiunto per dirmi che il libro di Erri De Luca era l’ultimo ad esser stato letto da Alessio Meyer prima di morire improvvisamente e inaspettatamente per aneurisma.
Desideravano che andassimo a Bussoleno, il paese d’origine, per rappresentarlo.
L’abbiamo fatto e ogni anno, da allora, torniamo per ricordare questo giovane che non conoscevamo ma che attraverso Bruna, la madre, Elena, la sorella, Anna, la fidanzata, abbiamo imparato a conoscere in amicizia.
Abbiamo realizzato spettacoli su temi che amava o libri che erano stati per lui formativi come Anna Frank o Fabrizio De André.
Quest’anno ci permettiamo di dire parole che pensiamo con certezza, lui direbbe sui temi dell’accoglienza e dei diritti dei migranti.
Visibilinvibili infatti parla di questo, si interroga come noi tutti e permette di ascoltare le voci di chi troppo sovente non ha voce.

Renzo Sicco

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Da diversi anni con Bruna, la madre, e Elena, la sorella, ricordiamo Alessio Meyer, il giovane ricercatore di Bussoleno, scomparso dieci anni fa in forma inattesa per un aneurisma.
“A L’E’ MEY”, la manifestazione che da anni raccoglie gli amici, gli scout, i giovani che hanno conosciuto Alessio lavorando con lui a Bussoleno.
Ogni anno, uno spettacolo ha toccato qualcosa che per il giovane è stato importante. Il peso della farfalla, ovvero l’ultimo libro da lui letto; Fabrizio De André, cantante amato ascoltato e cantato in tante occasioni. Anna Frank una lettura formativa, il calcio una forte passione, le Madres de Plaza de Mayo e il loro coraggio così deciso come quello di Bruna.
Quest’anno con il Susafilm Fest e il gruppo di attività Tengo al Togo presentiamo VISIBILINVISIBILI, opera sui migranti e sulle troppe morti nel mediterraneo, un lavoro rinato in occasione di Biennale Democrazia 2019 a Torino. E’ una scelta coerente perché oggi Alessio lotterebbe per la dignità di queste persone e la difesa dei loro diritti.

Con: Silvia Nati, Angelo Scarafiotti, Mattia Mariani, Stefano Cavanna
Soggetto e regia: Renzo Sicco
collaborazione alla regia: Lino Spadaro
regia video: Marco Pejrolo
voci registrate: Marco Morellini, Lino Spadaro, Vinicio Capossela

In collaborazione con

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C’è attorno a noi bisogno di capire.
Gli interrogativi sorgono dal flusso degli eventi quotidiani che la cronaca con forza ci riversa addosso, più numerosi delle risposte che riusciamo trovare.
Queste ultime hanno tempi di elaborazione e hanno necessità di strade che aiutino a comprendere.
Il teatro da diversivo spettacolare, comico o tragico che sia, deve tornare alla sua funzione primaria di lettura della società in cui viviamo e delle tensioni che la attraversano.
Per questo, Assemblea Teatro, in questi anni ha affiancato al lavoro sulla drammaturgia che nasce dalle pagine del teatro, della letteratura o della fiaba, altri momenti che traggono linfa dalla memoria, dalla storia, dalla quotidianità.

Visibilinvisibili è un naturale sviluppo di questo percorso. Lo spettacolo che ha debuttato nel 2004 torna in scena dopo 15 anni. In Italia, già gli Anni ’90 hanno contato episodi di sbarco di massa di migranti, partiti dai paesi africani e dalle coste albanesi.
Per i mass-media queste folle si individuano nella pericolosità sociale della microdelinquenza, nell’emergenza dell’illegalità e criminalità.
Televisioni e giornali hanno esaltato la marginalità di questi stranieri, utilizzando termini squalificanti come clandestino o extracomunitario, un’informazione globalizzante che veicola stereotipi e strumentalizzazioni.
Lo spettacolo si apre alle parole che ci arrivano dalle partenze, dai viaggi (spesso tragicamente interrotti), dagli approdi, dalla vita insomma, dei migranti.
Sia che giungano dal sud, sia che arrivino dall’est del mondo attraversano il Mediterraneo, un continente liquido, ma oggi anche un territorio solcato da rotte predeterminate e da confini insuperabili.
Il grande bacino d’acqua che per secoli è stato descritto come la culla delle civiltà, come snodo di tradizioni millenarie, punto di incontro di culture diverse, ha decisamente cambiato natura.
Quali che siano la biografia e l’identità di chi si avventura tra le sue acque, chiunque entri oggi in questo mare solido è costretto ad accettare un’identità diversa dalla propria, regolata dalla cultura della non-appartenenza.
Sono identità rigide, categorie specializzate, quelle che si incrociano ogni giorno nelle sue acque senza comunicare e senza riconoscersi, chiuse entro le loro rotte , così si può solo essere turisti, militari, pescatori, marinai, tecnici di piattaforme, o immigrati clandestini.
Di questi ultimi, dei loro destini parliamo in questo lavoro, ma anche del nostro futuro di comunità cresciuta senza più memoria.
Muovendoci tra piani rappresentativi multipli, incontriamo marinai, armatori, pescatori, che si alternano in un dialogo emotivo, dando voce alla poesia di Erri De Luca, Gabriele Romagnoli, Pier Paolo Pasolini, ma anche alle voci di Abdelhadi Abbaoui, Chtaibi Cherkaoui, Rigelsa Ciku, Juliana Brazoveanu, Vincent Nanduji Kotouan, ragazzi e ragazze comuni, partiti con grandi sogni dai villaggi del mondo.
Questi giovani stranieri irrompono nel buio di scena in un primo piano video, vengono accolti dagli attori in una conversazione-intervista.
La mediazione tecnologica recupera, in una dimensione privata e intima, il loro rapporto con la società italiana, le difficoltà del lavoro, la nascita di amicizie, la convivenza linguistica e culturale.
Parlando del loro senso di comunità, interrogano le coscienze sul difficile destino di chi dimentica le proprie origini e si chiude all’alterità.
Visibilinvisibili intende offrire possibilità di ascolto oltre i duri confini del razzismo, manifestazione evidente delle nostre insofferenze collettive.
Dare voce aiuta a scardinare l’intolleranza, evidente nemica della libertà.

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