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Torino è casa mia

02 novembre, 2014 - 20:38

Durante il nostro viaggio ecco raggiungerci in Argentina una chiamata dall’Assessore alla Cultura Maurizio Braccialarghe per conto del Sindaco Piero Fassino che ipotizza un nostro coinvolgimento in un tour da effettuarsi in novembre atto a presentare Torino 2015 in alcune Capitali del Sudamerica. Invito lusinghiero certamente ma da far tremare i polsi visto che i tempi sono davvero risicati.
Penso ad un libro che alla sua uscita nel 2005 non ho letto “Torino è casa mia” di Giuseppe  Culicchia. Me lo faccio inviare.
All’epoca ero troppo impegnato nell’allestimento di “Interferenze”, una super produzione che coinvolgeva tangenzialmente Assemblea Teatro, che ne era però produttore, e vedeva in scena i migliori interpreti cittadini del nuovo teatro, da Michele Di Mauro a Lucilla Giagnoni, passando per Beppe Rosso e Gisella Bein e vari altri. Dunque il libro non l’avevo potuto nemmeno sfogliare.
Adesso che l’ho terminato lo consiglio vivamente a tutti quelli che come me non l’hanno letto a suo tempo e obbligherei tutti gli insegnanti delle medie inferiori e superiori a segnalarlo ai loro studenti come lettura, se non indispensabile , assolutamente necessaria.

Culicchia è divertente e accompagna il lettore in un viaggio articolato guidato dall’idea che pienamente condivido, che “Torino non è una città grigia: però grigi sono spesso i torinesi, dentro”.
Primo merito di aver scritto questo libro quando Torino era l’altra Torino e non la Torino post olimpica e appetibile. Dunque di averlo scritto intuendone i possibili mutamenti e scommettendone sul divenire. Leggerlo anni dopo, per l’esattezza 9 anni dopo, permette di verificarne molti accadimenti.
Secondo merito: è scritto con critica ed enorme affetto che scandaglia virtù ma soprattutto vizi dei torinesi. Il viaggio è condotto da una curiosità viva che ne accende molte altre nel lettore in un gioco che spinge a scendere in strada e a scoprire o reincontrare i luoghi o i locali descritti.
Sono distante e non posso farlo fisicamente ma so che tanti luoghi non ci sono già più. Eppure la loro presenza anche passata diventa identità.
Ti accorgi che ogni città avrebbe bisogno di un bravo scrittore a raccontarla.
Dimenticavo. la proposta del tour non si realizzerà a novembre ma forse più avanti nel tempo. Io intanto il piccolo volume l’ho divorato un po’ perchè c’era fretta, ma molto perchè una volta aperto è un viaggio a casa che fai veramente volentieri.
Terzo merito: il caso. Leggerlo distante da Torino mentre vivi ed abiti altre Città non produce nostalgia. Siccome non è la Torino di prima, quella in cui si gira ma, è la Torino di adesso, ti scatta una cosa dentro che fino al 2005 non c’era, e si chiama orgoglio.
Confido accada alla maggioranza e che quel dentro finalmente orgoglioso e colorato renda definitivamente meno grigia la Città.

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