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Se un pomeriggio di primavera un viaggiatore… (Visita guidata nel teatro)

27 marzo, 2017 - 09:36

Ben ritrovati!

Come promesso, eccomi a vostra disposizione per una visita guidata in questo teatro.

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Apriamo le porte, ed eccoci nell’ingresso, ovvero il foyer (leggetelo alla francese, “fuaiè”), dove c’è la cassa, la sala d’aspetto e tutto quello che serve per attendere che si faccia sala.
Ovviamente non vedete né muratori, né trabattelli, perché “fare sala” non va inteso letteralmente, bensì, un termine gergale per abbreviare la locuzione “aprire le porte per far entrare la gente in platea“.
Ma entriamo, in questa platea. Sopra di voi trovate la galleria, entrambe sono piene di sedie, ed è auspicio dell’attore che le sedie divengano, a loro volta, piene di persone, ma questa è un’altra storia…
Ed eccoci, finalmente, davanti a voi vedete una tenda. Vi presento il famosissimo sipario, che separa la realtà della platea dalla finzione del teatro. Si apre il sipario e si entra in un nuovo mondo. Si chiude il sipario, e si ritorna al mondo reale. Già, perché è molto importante ritornare, sapete? Ritornare e conservare ciò che si è visto per portarlo nella vita quotidiana, ma anche questa è un’altra storia…
Venite, venite, entrate nella bocca di questo mostro meraviglioso e terribile. No, non mi sono lasciato andare al lirismo: quell’arco che separa la sala dal palco, si chiama proprio boccascenaTeatro-Agnelli-Torino
Dietro al sipario, ecco lo stanzone sopraelevato, con pavimento in legno chiamato palco scenico. Ora, attenzione: siamo veramente nel regno della finzione. Questo può trasformarsi in qualunque cosa. Attenzione, miei cari, toglietevi dalla ribalta o vi ribalterete nel golfo!
Oh, sì, scusatemi. Traduco: La zona più estrema del palco, rivolta verso il pubblico, si chiama ribalta, dove una volta c’erano le famose luci frontali dette appunto, luci della ribalta. Sapete perché si chiama così? Per via di una sbarra che consentiva di regolare le luci. In ogni caso, qui l’abbiamo chiusa, ma c’era anche, poco lontano, la buca del suggeritore, coperta da una cupoletta chiamata gobbo, per via della sua forma.
Come in questo caso, immediatamente sotto alla ribalta, c’è una zona ancora più profonda, chiamata golfo mistico, dove ci starà l’orchestra. Ora però è vuota e l’unica cosa che troverete, cadendoci dentro, sarà una bella frattura.
Guardate in alto: il mondo reale ha un cielo solo, noi qui ne abbiamo quanti ne volete! Non ridacchiate, lasciatemi spiegare:
Cielo è quel pezzettino di stoffa rettangolare che pende sopra le vostre teste. Vedete, ce ne sono tanti e dunque, tanti cieli. Sapete a cosa servono? A nascondere i fari, le luci, che stanno appesi a quelle sbarre di ferro dette americaneteatro-agnelli
Alzate ancora di più lo sguardo e vedrete una struttura di legno a forma di griglia. Vista? Ecco la graticcia, a cui vengono appese le corde, che movimentano eventuali fondali, le americane, i cieli e le quinte!
Ah, le famose quinte! Conosciute più per il loro “dietro” che per la loro effettiva utilità. Due semplici teli neri che penzolano alla fine di ogni cielo, in grado di separare, ancora una volta, la realtà dalla finzione. Dietro le quinte, nel retroscena, c’è il mondo reale. Davanti, c’è il palco e la sua finzione. Fate attenzione perché possono essere armate! Certo, avrei anche potuto dirvi che possono essere tenute tese da una struttura in legno o ferro, ma sarebbe stato decisamente meno interessante, non trovate? Sapete da dove arriva il termine “quinte”? Dal fatto che la struttura di cui vi ho parlato, era fatta a forma di V, dunque il numero 5 nella numerazione latina.
E su questo, abbiamo concluso il nostro giro. Ora io, che sono una maschera, ho esaurito il mio compito: accogliere e condurre la gente in teatro. La prossima volta che verrete qui, conoscerete un’altra guida, che vi farà conoscere un mondo di fatica e efficienza.
A presto!

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