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Scacco Matto a Collegno

30 gennaio, 2017 - 12:24

Avete mai ucciso un re?
Bella domanda, vero?  Immaginate che reazioni potrebbero avere i passanti se voi usciste in strada e lo chiedeste loro?
Vi prenderebbero per pazzo, ovvio… Ma se invece foste solo dei folli?
Non siamo impazziti anche noi, tranquilli. La domanda ha un senso:

“Pazzo” è colui che è stravagante e irragionevole, talvolta anche pericoloso, che va curato, ma la cui cura è molto difficile da individuare.
“Folle” ha origine dal latino, e significava “sacco”. Dunque qualcosa di vuoto, come potrebbe esserlo una testa. Ma se in quel vuoto ci fosse qualcosa? Un sacco vuoto è pieno d’aria, la testa di un folle è piena… Di cosa?
Di idee, di concetti, di pensieri, così assurdi da sembrare stupidi, ma semplicemente perché diversi da ciò che pensano i più.

Nel gioco dei Tarocchi c’è una carta speciale, senza numero che si chiama, guarda caso, “Il Matto”. Raffigura una persona in cammino, vestita in modo trasandato, inseguita da un animale che gli morde il calcagno.
Quella carta raffigura chi sovverte le regole, ne crea di sue, un impulso creatore.
E negli scacchi? (ci stiamo avvicinando a grandi falcate alla risposta alla domanda dell’inizio)
Certo, si vince con “scacco matto”, ma qual è il motivo, l’origine di questo termine?
Viene, probabilmente, dal persiano, lingua della terra in cui, secondo la leggenda, nacque il gioco, e vuol dire: “Il re” (shah) “è morto” (mat).
“Mat”, dunque, in persiano vorrebbe dire “morte”.
Proviamo a mettere insieme tutte queste cose: il matto è colui che muore e rinasce, mettendosi in cammino, come  (o con, a giudicare dalla carta dei Tarocchi) un sacco vuoto, pronto ad essere riempito di nuova vita. Magari, poi, il suo comportamento può essere così affascinante da spingere molti altri a seguirlo (come accade nella bellissima sequenza di Forrest Gump in cui lui, vero “matto” del film, decide di correre e il suo esempio ispira una moltitudine di persone.)
Com’è possibile, dunque, che una persona simile possa essere considerata “da curare”? La risposta è tanto semplice, quanto scomoda: per paura.
Il matto porta il cambiamento, il mondo non è pronto per accettarlo e dunque preferisce considerarlo sbagliato, qualcosa da respingere e da cambiare, ma non va certo per il leggero: i manicomi erano luoghi di torture fisiche (bagni gelati, lobotomie, elettroshock) e psicologiche, di fatto dei luoghi in cui scaricare ciò che era sbagliato per la società.
Ma il signor Basaglia ebbe un’idea folle: chiudere i manicomi e trovare altri sistemi per aiutare, non per confinare, i “pazzi”.

Qui in Piemonte, Collegno fa rima con “manicomio”, ed è proprio lì che noi faremo “morire” il re.
Quattro appuntamenti che raccontano aspetti diversi della follia, che spalancano universi, e mostrano nuove strade, capaci di mettere in discussione l’ordinario.

DI SEGUITO I LINK DEGLI SPETTACOLI

Pazze all’Opera _ Sabato 11 febbraio ore 21.00, Auditorium Giovanni Arpino di Collegno

Sul Mare _ Sabato 25 febbraio ore 21.00, Auditorium Giovanni Arpino di Collegno

Angelina _ Sabato 6 maggio ore 21.00, Auditorium Giovanni Arpino di Collegno

Fabbriche di Follia _ Sabato 13 maggio ore 21.00, Auditorium Giovanni Arpino di Collegno

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