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ROSSO FLOYD – I Pink e il “Diamante”

27 novembre, 2021 - 21:00 Auditorium Franca Rame, viale Cadore 133 - Rivalta di Torino (TO)

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Assemblea Teatro

ROSSO FLOYD

I Pink e il “Diamante”

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liberamente tratto dal libro Rosso Floyd di Michele Mari (Giulio Einaudi editore)

adattamento per la scena e regia Renzo Sicco

costumi di Giampiero Capitani

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con Alberto Barbi, Giulio Prosperi, Stefano Cavanna, Angelo Scarafiotti, Eugenio Gradabosco

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Una nuova produzione di Assemblea Teatro: ROSSO FLOYD – I PINK E IL “DIAMANTE”, tratto dall’omonimo, apprezzato libro di Michele Mari, pubblicato da Einaudi – in cui si ripercorre la storia di una band di culto, i Pink Floyd, icone del rock, la musica giovane del ‘900, veri capisaldi di un immaginario intergenerazionale in cui, con loro, trovano posto gruppi come i Beatles e i Rolling Stones.

Cosa porta un gruppo di giovani inglesi, negli Anni Sessanta, a percorrere la strada lastricata che poi sfocerà verso il successo e l’acclamazione dei fan, in tutto il mondo? La grande maestria musicale, innata, di ognuno dei componenti, che cresce, di giorno in giorno, e l’incontro con il genio.

Nel caso dei Pink Floyd, la prima “calamita” del genio è quella, ovviamente, di Syd Barrett, primo leader riconosciuto. Un talento grande, il suo, lunare e originalissimo, ma altrettanto fragile, instabile. Syd, ovvero il “Diamante” pazzo, come si dirà dopo. Si arriva al suo doloroso allontanamento.

Entra in formazione, così, stabilmente, David Gilmour e, a quel punto, crescerà lentamente il suo confronto con Roger Waters, l’altro leader di genio di questa storia. E, in embrione, si prospetterà, l’altra dolorosa separazione che – anni dopo, dopo album indimenticabili dal successo leggendario, milioni di dischi venduti, onori e acclamazioni davanti alle platee di tutto il mondo, apprezzamento della critica – porrà fine alla storia dei Pink Floyd.

Che sia ROSSO FLOYD – I PINK E IL “DIAMANTE”, allora, nella brillante rielaborazione drammaturgica di Renzo Sicco, dal libro di Michele Mari. Ascoltiamo così le testimonianze e lamentazioni delle quattro rockstar che danno vita ad un intreccio narrativo originale e piacevolissimo dove si percorrono origini, sviluppo, esiti, significato e valore di una epopea unica che ci spinge, sicuramente, a mettere in riproduzione, ancora una volta, “Shine On You Crazy Diamond”.

Le date di questo debutto di Rosso Floyd coincidono con i giorni in cui i Pink Floyd realizzavano un film d’arte ineguagliato come “Pink Floyd a Pompei” girato, nello storico anfiteatro vuoto, tra il 5 e il 7 ottobre 1971.

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I Pink e il Diamante-BIG

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Se il rock rappresenta la musica giovane del ‘900, i Pink Floyd ne sono certamente una delle poche icone che, con Beatles e Rolling Stones, ha saputo travalicare il secolo e rimanere viva nell’ascolto e nella mitologia delle giovani generazioni.

Sono così uno dei pochi fenomeni che rimane intergenerazionale.

Michele Mari e Assemblea Teatro, attraverso il suo libro e la riduzione teatrale di Renzo Sicco, ne riportano sulla scena la storia e soprattutto la straordinaria fulminea influenza di Syd Barrett, fondatore e leader dei primi anni della formazione.

Si parte da lui, fonte vitale, amico, ispiratore, sciamano che con la sua presenza ma, soprattutto, con la sua assenza ha contribuito a creare il mondo musicale e identitario della band. Si parla di Barrett anche se lui non interviene troppo. La sua storia e quella del gruppo vengono così narrate attraverso una moltitudine di vicende e aneddoti sulle creazioni del gruppo.

Barrett si perde per problemi mentali e abuso di droghe, ma la sua impronta e presenza/assenza rimane un marchio indelebile nella storia del gruppo.

Le testimonianze, e lamentazioni delle quattro rockstar, danno vita ad un intreccio narrativo originale e piacevolissimo dove si percorrono origini, sviluppo, esiti, significato e valore di una epopea unica che spinge sicuramente tutti a riaccendere il lettore per riascoltare “Shine On You Crazy Diamond”.

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pink-floyd-live-at-pompeii-LOC 2

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Perché Assemblea Teatro realizza uno spettacolo sui Pink Floyd? Ecco alcune profonde ragioni:

  1. Perché la musica ha sempre attraversato il nostro lavoro. Sin da “Camminando nel rock” siamo stati i primi in Italia alla fine degli anni ’70, a realizzare un tour con un gruppo musicale, l’allora mitico Banco del Mutuo Soccorso. Incrociando teatro e rock. Lo avevano fatto solo Lindsay Kemp e David Bowie in Inghilterra. Poi, abbiamo messo in scena “After Punk Revolution”, come dice il titolo un lavoro sull’epopea punk, l’ultima grande rivelazione musicale. Poi hanno scritto musiche originali per i nostri spettacoli niente di meno che Peter Gabriel e David Sylvian. Alice ci ha concesso suoi brani per “Il rossetto sull’ostia” mentre lo stesso Roger Waters ci concesse l’uso della meravigliosa “It’s a Miracle” per l’allestimento di “Fuochi”. Per il Festival del Teatro di ricerca di Madrid realizzammo uno spettacolo sui Rolling Stones che, poco dopo il debutto, fu il primo spettacolo di teatro-rock a esser presentato alla caduta delle frontiere oltre il muro dell’Est, in Ungheria. Poi è stata la volta della collaborazione con i nostrani Mau Mau e Subsonica e tanti altri. Dunque, un lavoro sui Pink Floyd è lo sviluppo lineare e naturale di una vocazione e un’attenzione alla musica sempre presente nel nostro lavoro.

  2. Inoltre, parlare dei Pink Floyd per una compagnia come Assemblea Teatro che ha superato i 50 anni di attività continuativa, vuol dire tornare a riscoprire e riflettere sulle influenze che hanno segnato alle origini il nostro percorso culturale: la psichedelia, la trasformazione giovanile degli anni ’60, la formazione politica, i viaggi e il mito dello spazio e la luna.

  3. In ultimo, ma non secondario, perché raccontare i Pink Floyd vuol dire analizzare la chimica che si crea in gruppo dalle relazioni interpersonali. Dunque, è parlare del nostro stesso motore, ovvero narrare e riflettere sulla dimensione collettiva. Capire come un percorso ricco di grandi individualità artistiche possa raggiungere vertici incredibili nella comunione e nella sintesi in opere che solo un solido collettivo riesce a rendere uniche e intramontabili.

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