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RITORNO A CASA

12 marzo, 2006 - 18:19

Natasha Radojcic-Kane

Di cose dure ne ho vissute e altrettante ne ho lette ma questo libro “Ritorno a casa” non mi ha lasciato indifferente. Un’opera prima, quella di Natasha Radojcic-Kane, che turba in profondità pagina dopo pagina fino all’ultima essenziale riga. Racconta la guerra dell’ex Jugoslavia e la racconta dopo la sua fine. Fine apparente perché le ceneri continuano ad ardere e ogni tanto qualche rapido bagliore torna ad accendersi. Individuale non più collettivo ma non per questo meno aspro, cruento, disperato e crudele. La Radojcic-Kane aggancia alla pagina e leva il respiro. Spiega non la storia ma l’odio che la muove, con un’analisi chiara e spietata apre spiragli di comprensione sopra la genetica dell’odio di una guerra che non abbiamo capito.
“Le masse di soldati che si riversavano dai villaggi di tutta la Bosnia mormorando le canzoni di guerra dei propri antenati con i versi un po’ ritoccati per adattarsi ai tempi, ma con la stessa smania di sangue, gli davano un senso di stupidità e di vuoto. La guerra era il loro solo modo di vivere, dicevano, lo stesso dei loro padri e dei padri dei loro padri”.
Così pagina dopo pagina la geografia incivile della convivenza obbligatoria di etnie, religioni, fedi politiche diverse quando non antitetiche si apre in pagine ora cariche di sentimento quotidiano ora di odio millenario. La sintesi è il sangue, il suo odore che fa scattare i muscoli come ai lupi a cui gli uomini danno la caccia apparentemente per difendere le loro greggi in realtà per carpirne la bestialità primaria di cui si cibano per dare un senso alla loro esistenza.
Obbligatorio leggerlo per capire la guerra, obbligatorio leggerlo per conoscere gli uomini.

Renzo Sicco

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