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Alcune riflessioni dopo il PREMIO FEDELTA’ AL LAVORO – Renzo Sicco

15 novembre, 2014 - 15:41 Auditorium Giovanni Agnelli al Lingotto di Torino

Renzo Sicco riceve il Premio dal Presidente Vincenzo Ilotte

Domenica 23 novembre ho ricevuto presso l’Auditorium Giovanni Agnelli del Lingotto di Torino il Premio fedeltà al lavoro promosso da ben 62 anni dalla Camera di Commercio di Torino. E’ un premio alla carriera che viene consegnato a persone che hanno lavorato per almeno 35 anni nella stessa impresa. Un premio ai dinosauri ho pensato! E bene ha fatto il Sindaco Fassino nel suo discorso di saluto a ricordare come in un tempo non troppo lontano si cercava lavoro e una volta trovato ci si sposava e si cercava casa vicino al lavoro nell’idea che quel luogo sarebbe stato il riferimento dell’intera tua vita. Oggi la crisi, la mondializzazione, la mobilità, ma soprattutto, la frammentazione del concetto stesso di lavoro, hanno mutato le prospettive e pertanto saranno sempre meno quelli che potranno misurare una lunghezza di 35 anni nella stessa impresa. Appartengo all’ultima generazione, forse la penultima, che l’ha potuto fare. Ed è una sensazione solida, molto consistente. Infatti Fassino ha anche sottolineato come tre dati indichino l’ identità di ognuno di noi :quando sei nato, dove sei nato e che lavoro fai. I primi due, tranne che in rari casi, difficilmente li si smarrisce. Il terzo è più incerto. Per me non lo è stato. Ma oggi diviene davvero meno facile riuscirci e tale instabilità produce perdita di identità e di conseguenza di autostima. 35 anni indicano dedizione al proprio lavoro e, nel caso di un imprenditore, la ricerca della dignità di quel lavoro, della sua sicurezza, della remunerazione e protezione dei propri collaboratori. Sono tutti questi indicatori di un percorso di largo quanto ricco progetto e di passione per la comunità. Chiamparino nel suo intervento, centrato inevitabilmente sulla sanità, molto discussa in questi tempi e argomento al centro della mattinata essendo altresì meritoriamente premiato nel medesimo consesso quale torinese dell’anno il Professor Mauro Salizzoni dell’ospedale Molinette di Torino, ha citato una frase che molti piemontesi dicevano negli anni 60 quando il miracolo industriale riempì di emigranti meridionali la Città: “a l’è ‘n napuli però travaja” – (è un napoletano ma lavora)”. Quante volte l’ho sentita dire da ragazzino, anche da mio padre. Era un luogo comune ai mercati generali dove gestiva uno stand, ma quando veniva detta liberava la persona a cui si riferiva dall’ignominia del migrante e gli consegnava la dignità che ha il lavoratore. Il Piemonte e Torino e l’Italia intera vengono da quei contrasti e da quelle radici. Io stesso ci sono cresciuto dentro, me ne sono liberato, ma non disdegno e quindi apprezzo un premio al lavoro e per il progresso economico. L’ho condiviso con altri 293 premiati : imprenditori, lavoratori, pensionati. Una Torino dignitosa, coraggiosa quanto semplice, contraddittoria certamente, ma decisamente viva. Ho avuto l’orgoglio, per una straordinaria mattina, di farne parte. Terminata la premiazione ritorno al mio quotidiano lavoro con la mia squadra di sempre di cui sono orgoglioso ogni sera o mattina di spettacolo, una squadra chiamata Assemblea Teatro.

Ps. Il Professor Salizzoni ha tenuto un bellissimo discorso carico di tensione ideale e civile e ricco di storia personale. Me lo sono gustato e a tratti mi ha anche profondamente commosso. Non ve lo so riscrivere perchè ho ascoltato e non ho preso appunti, ma una cosa in particolare mi ha colpito quando Salizzoni, ha detto più o meno che non bisogna guardare necessariamente dove cercano tutti ma saper posare lo sguardo dove gli altri non guardano. Può darsi che non ci sia niente, ma a volte, molte volte, proprio lì inizia il percorso o la soluzione. Poi certo bisogna aggiungere una buona dose di metodo e costanza e tanto lavoro. Mi ha colpito molto perchè questo è quel che ho fatto e sto facendo con la mia Compagnia, e proprio per questo suo sguardo insolito Assemblea Teatro dura da 47 anni.

Renzo Sicco

Il 23 novembre presso l’Auditorium Giovanni Agnelli al Lingotto di Torino, RENZO SICCO riceverà dalla Camera di Commercio il
PREMIO FEDELTA’ AL LAVORO E PER IL PROGRESSO ECONOMICO

Si tratta di un premio che da oltre mezzo secolo viene consegnato ad imprenditori e lavoratori che hanno dedicato almeno 35 anni nella stessa azienda.
Renzo Sicco è lavoratore e imprenditore in Assemblea Teatro da oltre 36 anni. La Compagnia con i suoi 47 anni di attività è certamente una delle più longeve imprese nel campo del teatro in Italia.
Al lavoro dal 1 luglio del 1977, ne è diventato Presidente nel settembre 1989. Sotto la sua Direzione Artistica il gruppo ha assunto un ruolo internazionale e rappresenta una fra le realtà italiane più presenti sul mercato internazionale.
Per la Compagnia ha scritto e diretto oltre 50 testi teatrali, e molti tra questi, in un mercato sempre più asfittico come quello italiano, sono stati rappresentati in centinaia di repliche. Questo Premio alla carriera e all’impegno professionale, se sottolinea un percorso già di per sé raro, in un mercato del lavoro sempre meno segnato dalla continuità, nel caso di Renzo Sicco assume un carattere di straordinarietà svolgendosi la sua attività nel settore culturale e nell’ancor più specifico campo particolarmente instabile del teatro.

L’Ufficio Stampa – Assemblea Teatro

Riceviamo dal Direttore Artistico Renzo Sicco e pubblichiamo:

“Ho trentacinque anni di esperienza lavorativa, di impegno nella mia professione, all’interno della stessa impresa.

Se nel mio campo posso condividere le prime due caratteristiche con una manciata di persone che da tempo vi lavorano, per quanto riguarda la continuità nella stessa impresa, nel settore teatrale penso di essere davvero una mosca bianca.
Ne sono orgoglioso, ovviamente, e questo Premio è per me sicuramente il più ambito perché non c’è trucco, non c’è protezione, non c’è clan che lo determina. E’ un premio alla carriera, a cose che hai fatto davvero. Le hai fatte e dunque per questo sei premiato, perché è ciò che hai avuto la capacità di mettere in campo.
Ecco perché è un Premio che mi inorgoglisce.
Quando ho iniziato il mio percorso nel teatro mi muovevano diverse passioni. La ricerca di nuovi linguaggi, la creazione di spazi culturali per i cittadini, lo svecchiamento dell’idea stessa di teatro con la possibilità di avvicinare e farne innamorare il pubblico dei giovani, l’utilizzo dei potenziali didattici ed educativi dello strumento teatro, la possibilità di creare un territorio di confronto capace di ampliare le possibilità della città in cui vivevo, di metterla in relazione con altre realtà e altri territori che mi affascinavano, primo fra tutti Barcelona dove avevo abitato e dove mi ero innamorato e avvicinato al teatro.
Sono tutti obbiettivi che nel tempo sono riuscito a concretizzare.
Trentasette anni fa, quando ho iniziato questo percorso, la cultura usciva appena dalla sua ridotta dimensione di élite per diventare, con la creazione degli Assessorati alla Cultura, un nuovo motore per la vita dei cittadini. E a Torino erano gli albori di quello che solo con le Olimpiadi del 2006, trent’anni dopo, sarebbe diventato il possibile nuovo motore dell’economia della città.
A quel tempo, come oggi, mi entusiasmava che l’impegno che mi ero scelto fosse un’avventura collettiva. La scommessa che ho fatto da subito con i miei compagni di lavoro è stata quella della continuità. Ovvero sostenere e imporre l’idea che stavamo costruendo un lavoro.
Il concetto è stato da subito quello di far maturare un’impresa capace di fornire professionalità e sponda economica dignitosa e sicura per chi ne era occupato.
Esserci riuscito nel tempo è motivo di estrema soddisfazione.
Non è stato facile dentro i problemi di settore o attraverso gli scossoni sociali che questi anni hanno comportato. L’effetto “Statuto” con la chiusura di quasi tutti i teatri di Torino, il silenzio e, se non l’ostilità, lo scarso sostegno dei media locali, i sommovimenti politici con le cadute delle giunte o dei governi di sinistra o di destra e la successiva volontà di cancellare tutto quanto fosse esistito prima. Con i miei collaboratori non ho mai accettato scorciatoie ma con forza ho sempre difeso la nostra qualità artistica e professionale, non ho mai cavalcato le mode ma ho saputo imporre un nostro modo di fare teatro, aperto, dialettico, non presuntuoso e dogmatico ma critico e vivo, sempre fortemente agganciato ai mutamenti sociali, sempre attento ad anticipare e interpretare nuovi bisogni, necessità o tendenze.
Sul piano dell’impresa a differenza di altri, che ho visto a volte crescere più di noi, e poi scomparire, non ho cercato accelerazioni o vantaggi ma ho saputo modificare, e modificarmi, aggiornando l’azienda nel metodo e nella gestione, coltivando un equilibrio tra buona cultura e società, favorendo la costruzione di nuovi spazi per la riflessione e la progettazione. Questo metodo ha permesso di ottenere un’intensa e gratificante attenzione e partecipazione del pubblico anche a livello internazionale creando la possibilità di valorizzare la cultura locale ben oltre le frontiere del Piemonte, dell’Italia e dell’Europa.
La cultura del lavoro intrecciata ad una ricerca di alta qualità artistica ha costruito salario e ha tenuto vive le motivazioni alla nostra esistenza, permettendoci di partecipare col nostro lavoro alla costruzione collettiva di un diverso senso dell’abitare Torino nella sua trasformazione.
Questo Premio è orgoglio anche perché sottolinea la necessità della partecipazione culturale e imprenditoriale al tema tanto discusso della “crescita”.
La stessa menzione del Premio è “al lavoro e per il progresso economico”.
Alle aziende oggi non viene più solo chiesto di “far bene il proprio lavoro” ed anche gli imprenditori sono chiamati in causa su tematiche quali la povertà, l’impegno sociale ed ambientale, la qualità della vita. L’approccio “etico” alle questioni d’impresa oggi deve fare i conti con un mercato davvero “globale”, non solo in senso geografico, ma quale parte della complessa società all’interno di cui si opera.
Proprio per la capacità di saper rispondere a queste caratteristiche Assemblea Teatro continua ad essere un motore attivo ed un valido progetto.
Trentasei anni di lavoro continuativi in questa azienda ne dimostrano la connotazione di buona casa non soltanto per me ma anche per generazioni diverse, cresciute e formate ad un’etica del lavoro e della cultura, se non differenti certamente insolite ma, ancora ben vive.”

Renzo Sicco

Renzo Sicco – Cv

RENZO SICCO
Regista ed autore teatrale. Deve la sua formazione teatrale alla conoscenza in Spagna, agli inizi degli anni ’70, dei gruppi Els Comediants e Els Joglars. Successivamente ha collaborato con Dario Fo, Augusto Boal, Ruth Oppenheim, Lindsay Kemp, Peter Gabriel, Vittorio Nocenzi, David Sylvian, Francesco Di Giacomo, Guido Harari, Cesc Gelabert, Mick Karn, Lidia Azzopardi, Alice, Bob Curtis, , Roger Waters, Antonella Ruggiero.
Dal 1977 ha legato la sua attività e storia professionale alla Compagnia Assemblea Teatro, per la quale ha scritto e realizzato oltre cinquanta spettacoli: “In fra li casi…”, rappresentato oltre mille repliche negli ultimi vent’anni; “Nei segni dell’alveare”, con la collaborazione di Italo Calvino; “Ai ruffiani, ai ladri, ai bevitori di birra” con Fernanda Pivano; “Fuochi”, sull’epopea valdese, con Marina Jarre; “Il rossetto sull’ostia” con Aidan Mathwes, “Il peso della farfalla” con Erri De Luca, “I tre cavalieri del Graal” con Laura Mancinelli, “Emmmedue” con Gabriele Romagnoli, “Come secchi d’acqua in un incendio” con Maurizio Maggiani, “Chi ha ucciso il maiale” e “Ambetre” con Alessandro Bergonzoni, “Più di mille giovedì”, “Polvere”, “Niente, più niente al mondo” con Massimo Carlotto, “Le rose di Atacama”, “La gabbianella e il gatto che le insegnò a volare” e “Il funerale di Neruda”, “Max, Mix e Mex” con Luis Sepúlveda.
Con altri artisti torinesi ha realizzato nel 1995 il progetto “Canto per Torino”. Dal 1991 al 2005 ha diretto il Festival di Villa Faraldi (IM). Dal 1996 al 2007 ha curato il Grinzane Festival. Nel 2006 per il programma Italyart nell’ambito delle Olimpiadi della Cultura ha coordinato l’evento “Interferenze fra la città e gli uomini”. Nel 2011, in occasione del 150esimo dell’Unità d’Italia, ha coordinato l’evento di celebrazione presso il Consiglio regionale del Piemonte.
Ha curato inoltre l’organizzazione e la promozione di rassegne e stagioni presso i teatri Erba, Agnelli, Colosseo a Torino, Ilva a Novi Ligure, San Paolo e San Bartolomeo a Rivoli, Lavanderia a Vapore e Auditorium Arpino a Collegno, Teatro Sacra Famiglia a Dogliani, Una Finestra sulle Valli a Villar Perosa, Teatro Silvia Coassolo a Cantalupa.
Ha diretto e partecipato a eventi e manifestazioni teatrali in Spagna, Francia, Svizzera, Germania, Gran Bretagna, Messico, Tunisia, Malta, Portogallo, Ungheria, Polonia, Olanda, Danimarca, Argentina, Uruguay, Cile, Turchia, Sud Africa, Venezuela, Cuba, Norvegia, Canada, Etiopia, Georgia, Perù, Ecuador, Colombia.

2 Responses to : Alcune riflessioni dopo il PREMIO FEDELTA’ AL LAVORO – Renzo Sicco

  1. norma del zotto says:

    è buono che talvolta, anzi raramente, quindi vale molto di più, il tuo premio, ci si accorga di chi C’E’ SEMPRE E SUL SERIO.
    ci hai regalato negli anni serate e serate di emozioni e quando “attraversiamo” la tenda del teatro sappiamo con certezza che se al di là ci sei tu non abbiamo bisogno di altre garanzie.
    grazie per l’accompagnamento nelle tue storie che sono dei nostri vecchi, le nostre, di tutti, anche di quegli sfortunati che non le vogliono riconoscere, ricordare, serbare e si negano il piacere di sollevare la TUA tenda. Un abbraccio grato.
    Norma e Alberto insieme al solito zoccolo duro, di camosci e non.

  2. assteat says:

    Sinceri Auguri a Renzo Sicco, da un vecchio sostenitore ,fin dai tempi di
    “FUOCHI” fatto a Ghigo di Prali!!
    Grazie a tutti.
    Salvatore Maulucci

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