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RAFFAELLA DE VITA

13 febbraio, 2016 - 10:03

In questi giorni sono 10 anni dalle Olimpiadi ma sono anche 10 anni da quando Torino è senza Raffaella De Vita.
Se ne è andata un 16 febbraio mentre la città era in piena festa. Lei che quella festa l’aveva sempre voluta e anticipata nel suo fare col suo grande talento e il suo splendido e indimenticabile sorriso.
Indimenticabile quanto la sua voce e la sua potente presenza sul palcoscenico. Ci va di ricordarla con un pezzo che scrisse in quelle ore per La Stampa il regista Gabriele Vacis, nonché con le parole inedite musicate dal suo chitarrista Giancarlo Mellano di una canzone scritta per lei ma che lei non poté cantare.
La eseguono e interpretano Alberto Poggio e Claudia Paradiso.
Dalla sua voce invece, ancora oggi ironica ed emozionante, una canzone di Milly che Raffaella amava tanto da trarne uno dei suoi memorabili spettacoli.

Renzo Sicco

devita

LA NAPOLETANA INNAMORATA DI TORINO
Gabriele Vacis

“Molto strano dover andare a un funerale nella Torino di questi giorni. Nella Torino olimpica che scoppia di vita. Se il funerale, poi, è quello di una che si chiama Raffaella De Vita, la cosa diventa paradossale. Raffaella del resto, come tutti gli artisti di razza, era un paradosso vivente. La prima volta che l’ho vista, almeno trent’anni fa, cantava a un Festival dell’Unità. Cantava canzoni di Bertolt Brecht. Bertolt Brecht a un Festival dell’Unità sembra perfettamente coerente. Ma provate voi a concentrarvi su un palcoscenico di tubi innocenti, stretto tra il ristorante che frigge costine di maiale e lo stand che invita i “compagni” al tesseramento. Paradossale. Eppure per tutta la vita la De Vita ha inseguito questo paradosso: portare il teatro nei luoghi più impervi. E ci riusciva. Non eravamo in molti a fermarci al suo concerto, quella sera di trent’anni fa al Festiva dell’Unità, la maggior parte della gente preferiva le costine alla brace. Ma poteva capitare che un ragazzino si fermasse ad ascoltare quella cantante che recitava anche monologhi tra un pezzo e l’altro, e che trent’anni dopo se la ricordasse ancora come l’apparizione di un angelo vendicatore che scacciava il lezzo di grasso fritto e gli insulsi slogan politici.
Erano paradossali i luoghi del teatro di Raffaella ed era paradossale lo stile. Era come ascoltare Kurt Weill dalla Nuova Compagnia di Canto Popolare. Infatti Raffaella era napoletana. Una napoletana che vive a Torino non é un paradosso, è praticamente la norma. Il paradosso stava nel suo modo di essere ormai torinese a tutti gli effetti, era discreta, riguardosa. Se sul palcoscenico era una pantera, nella vita era quasi timida.
Negli ultimi anni, gli anni della malattia, quando la incontravi sembra scusarsi per essere malata. Ma rassegnata mai: sul suo sito c’è un calendario di serate che arriva fino a maggio.
Era diventata torinese, ma continuava a cantare Napoli. Una sera, dopo un concerto di antiche arie partenopee, uscendo dal teatro in una delle solite notti di nebbia torinesi, le avevo chiesto: ma come fai tu, così passionale, così ardente, a vivere in una città così fredda? E lei mi aveva risposto,stupita: ma guarda che Torino non è mica fredda. Chissà se ha fatto in tempo, in queste ultime settimane, a rendersi conto di quanto aveva ragione. Chissà se ha fatto in tempo a godersi un po’ del calore di questa nuova Torino. Di questa città giocosa che la gente come Raffaella De Vita ha costruito in una vita di lavoro paziente e anche un po’ nascosto.”

Pubblicato su La Stampa del 18 febbraio 2006

Si fa ma non si dice – di Raffaella De Vita

 

Giancarlo Mellano – Tu

 

spartito

strofa
Tu che non sai vendere per oro i tuoi capelli
Tu e il tempo che per te non passa mai
Tu e quella voce che riscalda come il sole

Tu che corri incontro all’uomo che hai
Che di volta in volta credi sia il tuo Lui
Ma è un altro uomo che s’aggrappa alla tua vita

Tu e quel tuo popolo d’applausi ed emozioni
Tu che in fondo in fondo non t’arrendi mai
tu e quelle sedie vuote che fan male al cuore

Tu ed i teatri che chiudono oramai
ma quella tua forza no … non chiude mai

ritornello
Tienila in mano, tu ce la fai, tienila forte non vuol lasciarti mai
Bella la vita come la fai, la prendi a pugni e lei t’adora e tu lo sai, e un giorno il Sole stringerai nella tua mano

strofa
Tu che hai regalato sempre ciò che a te è costato
Tu e la Fortuna che a te non regala mai
tu che non perdoni chi per te ha strappato un fiore
Tu ed il Teatro che noia oramai
ma il Tuo Teatro non mi annoia mai

ritornello
Tienila in mano, tu ce la fai, tienila forte non vuol lasciarti mai
Bella la vita come la fai, la prendi a pugni e lei t’adora e tu lo sai, e un giorno il Sole stringerai nella tua mano
… Tu e quella voce che risuona più del Sole


Testo e spartito completi – per leggere vai all’articolo

One Response to : RAFFAELLA DE VITA

  1. Pietro says:

    Un abbraccio forte e Grande ad una Donna eccezionale che ricordo sempre con grande stima ed affetto che ancora oggi penso spesso a lei a la sua arte al suo talento unico e che pochi artisti hanno … E che quando appariva in scena ! Brillava di una forza incredibile … E che grazie a lei IO oggi so’ chi era il grande Ettore Petrolini e che grazie al suo insegnanento iggi Gastone rivive in me … Con il suo grande insegnamento che per me e’valso piu’di qualsiasi scuola di Teatro che ho fatto … Grazie Raffaella immensamente . E come cantava un Grande : Ciao Amore Ciao . Tuo Pietro Del Vecchio .

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