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Radici profonde – il secolo dei Pogolotti

24 febbraio, 2005 - 20:00
testo: Renzo Sicco e Fabio Arrivas
regia: Renzo Sicco
interpreti: Marco Pejrolo, Paolo Sicco, Luca Fagioli, Valeria Tron,
Lola Gonzalez Manzano, Claudia Casolaro, Franco Cardellino,
Maritza Velasco Delgado, Orestes Perez Estanquero, Tamara Venereo Valcàrcel, Alessio Sandalo e gli attori allievi della scuola di Arte Scenica de L’Avana.

La prima rappresentazione dello spettacolo si tenne a L’Avana (Cuba), Barrio Pogolotti, Parque C.J.Finlay, il 24 febbraio 2005 alle 20:00 ora locale.

Raccontare i Pogolotti, raccontando un secolo di migrazioni, speranze, imprese e relazioni umane.
“Radici profonde”, scritto a quattro mani da Renzo Sicco e Fabio Arrivas, e’ un eclettico ensemble di linguaggi teatrali, un meticciato di idiomi, suoni, figure, danze, abilmente articolati intorno ad un simbolo potente: l’albero.
L’albero dai frutti-valigia, metafora di una genealogia familiare, e’ il fulcro narrativo che domina e contestualizza le parole del testo, in una immagine di felice ispirazione magrittiana.
Ed e’ specialmente nel segno della pittura, del disegno e del corale movimento scenico che si concentra la regia dell’azione teatrale, capace di giocare brillantemente con folklori e liriche dal gusto contrastante, con registri ora passionali ora piu’ disincantati e leggeri.
La buona interpretazione attorale trova dinamicita’ e poesia mescolandosi ai canti e ai quadri d’insieme, realizzati dai sorprendenti studenti dell’Istituto Superiore d’Arte de L’Avana.
Quello stesso albero che la storia dei Pogolotti riempie di viaggi e avventure umane, tutte fantasiosamente rinchiuse nelle vecchie valigie di cartone appese ai suoi rami, via via ospita ataviche leggende di streghe, fiorisce e si colora del volo di muliebri farfalle, si “illumina” di simboliche tenaci formiche, contiene un sapere magico, un destino legato ai cicli del Dio-Natura, ai rituali religiosi della Santeria afro-cubana.
Assemblea Teatro incontra, com’e’ da sempre sua vocazione, le radici latino-americane di un’Italia migrante e valorosa, in una produzione dall’anima antica, di cantastorie.
Un quartiere de L’Avana, dove il teatro non e’ mai arrivato, gli abitanti del barrio, i vecchi, i giovani e molti bambini, hanno reagito con calore e vivace commozione, unendosi all’entusiasmo del pubblico piu’ esigente.

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