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Quinto diario dalla spiaggia di Angeiras

09 giugno, 2016 - 19:47
Un gran saluto da Porto con Luis Sepulveda
“Ho iniziato a nascere ad un bivio. Mia madre un’infermiera era in auto con mio padre un cocinero, uno dei primi chef del Paese, e infatti la macchina era carica di erbe, spezie e altre materie prime che lui usava per i suoi piatti.  Mia madre era di otto mesi e dieci giorni ma io avevo fretta di conoscere il mondo e così al bivio fra La Serena e Ovalle le si sono rotte le acque. Mio padre ha guardato la segnaletica ed erano 40 chilometri per La Serena e 30 per Ovalle e ha scelto Ovalle.  Arrivato ha visto l’insegna di un Hotel, il  Grand Hotel Chile e io che ero già metà fuori, sempre per la fretta che avevo di conoscere il mondo, sono nato lì. Dico sempre che sono cileno non del paese ma cileno del Grand Hotel Chile. E forse per questo luogo, che ha segnato il mio primo contatto col mondo, un hotel, sono uno che ha finito per viaggiare tanto”.

Si presenta così alle 10 di sera Luis Sepulveda alla Casa della Musica di Porto di fronte a una platea di 1000 persone che lo acclamano. Poi è un viaggio nella sua scrittura, nei suoi ispiratori e grandi amori giovanili, negli anni dell’utopia, poi dell’esilio tra Ecuador e Amburgo ma anche le Asturias e il Portogallo “che amo perchè i suoi abitanti sono pacati e come i cileni non gridano ma parlano”: Il pubblico estasiato ascolta questo narratore che ama e così in centinaia si mettono in coda per farsi firmare l’ultimo libro  “Historia de un cao chamado Leal” pubblicato da Porto Editora in una edizione arricchita dalle magnifiche illustrazioni di Paulo Galindro che durante la serata vengono proiettate su di un grande schermo della bellissima sala.

In coda ordinati raggiungono il tavolo dove Luis chiede il nome e personalizza ogni volume, Lo osservo di lato dietro un muro di servizio d’ordine del teatro, Poi il suo sguardo esce dalla fila incrocia il mio e sorride, abbandona tutti si alza e mi abbraccia. Guardo la fila e gli dico “beh a differenza di Pordenone almeno qui non fa freddo” ride di gusto.

Infatti dopo una notte passata in piazza al Festival Dedica della cittadina friulana era stato ricoverato per una polmonite preoccupando non poco organizzatori e amici. Riguardo la fila sorpresa di questo intruso senza libri che indossa una felpa con la grande scritta TORINO. Dico a Luis ti telefono domani e se mi ospiti ti raggiungo a Gijon a casa tua un paio di giorni. “Por cierto hermano !” è la sua risposta. Ma questo è già un altro viaggio che vi racconto un altra volta.

Renzo Sicco

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