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Pier Vittorio Tondelli – “Il biglietto” di Gabriele Romagnoli

13 settembre, 2015 - 22:33

Pubblichiamo il “biglietto” inviatoci da Gabriele Romagnoli che farà parte, questa sera, degli scritti rivolti a Pier Vittorio Tondelli in quello che sarebbe stato il giorno del suo 60esimo compleanno

Capita di chiedermi che cosa sarebbe oggi Pier Vittorio Tondelli, che cosa avrebbe fatto nel tempo che gli è stato negato.  E non ho risposta. Perché lui pensava in maniera laterale ed era generoso: due qualità che rendono le persone e gli artisti imprevedibili. Chi avrebbe potuto immaginare, per dire, che a 36 anni, in quella che per altri è l’età dell’egoismo, si sarebbe messo a cercare altre voci, giovani narratori da lanciare senza nulla ricavarne, curando le antologie Under 25? Non so davvero come altro avrebbe potuto stupirci, ma credo di poter immaginare che cosa non sarebbe diventato, che cosa non avrebbe fatto mai. Non riesco a vederlo, per esempio, alla corte di qualche politico emergente, autore ombra dei suoi discorsi e, in cambio, infilato in qualche consiglio, ripagato con una sinecura di quelle che pure aiutano gli scrittori a sopravvivere. Non credo proprio che avrebbe fatto il giudice al talent televisivo dei nuovi autori: già aveva scelto un modo diverso e più opportuno per cercarli. Né credo lo avremmo visto come ospite fisso di qualche trasmissione sul sesso degli angeli o degli atleti o alla finale di un premio letterario con il tremore addosso. Non avrebbe ingaggiato polemiche loden contro montgomery sul supplemento letterario di un prestigioso quotidiano. Non avrebbe rinnegato i suoi primi scritti, i suoi giovanili amori, la sua terra, le scelte ingenue ma profonde che si fanno prima di aver compreso e in qualche modo perduto. Non avrebbe portato in giro la sua vita come un’estranea, facendone quotidiano mercimonio nella pletora degli incontri e degli eventi. Sarebbe stato se stesso, avrebbe raccontato qualcosa che a noi sfuggiva, perché privi del suo sguardo. L’avrebbe posato con compassione su tutto e tutti. Avrebbe probabilmente finito il libro sulle Sante Messe a cui stava lavorando e, come spero sia accaduto, sarebbe andato in pace.

Gabriele Romagnoli

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