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Piantando alberi in ospedale

15 maggio, 2019 - 11:01

L’abbiamo rifatto.

Sfruttando l’opportunità dataci dal Salone Off, siamo tornati a presentare le letture in ospedale.
Questa volta siamo andati al Presidio Ospedaliero dell’ordine Mauriziano di Torino e la formula è stata la stessa: due attori (Stefano Cavanna e Gisella Bein in questo caso) un libro da leggere e tante emozioni.
Ancora una volta abbiamo rivissuto il momento in cui la gente presente in ospedale osserva con curiosità i nuovi venuti che si mettono a riorganizzare una stanza affinché possa trasformarsi in un piccolo teatro, alcuni non capiscono e incominciano a chiedere. Ecco la curiosità, ecco l’insolito, ecco l’inatteso.
Gli unici che sanno che cosa sta accadendo sono i dipendenti dell’ospedale che si sparpagliano ad annunciare ai pazienti dell’evento ed ecco che le sedie incominciano a riempirsi, volti perplessi, incuriositi…
Un’introduzione di Renzo Sicco e si comincia.

E mano mano che la storia di Giono si sviluppa o, potremmo dire, cresce, il viso del pubblico si distende, dal perplesso e dall’incuriosito passa al rilassato e poi al sorriso, albero dopo albero, e viaggia insieme agli attori in un villaggio alpino che ritorna pian piano alla vita grazie alla pazienza e alla forza di un uomo solo.

Quando il libro si chiude, il pubblico applaude. Ha capito.

Nessuna lettura arriva per caso: “L’uomo che piantava gli alberi” vuole essere un messaggio di speranza e rinascita per tutti coloro che ascoltano la storia e nessuna lettura avrebbe potuto essere più indicata, dato il luogo e la situazione in cui è stata presentata. Le parole sanno curare. Non si tratta degli incantesimi che si leggono nei libri di letteratura fantastica, ma sono capaci veramente di dare sollievo, se non al corpo, di sicuro all’animo. Ascoltare storie non può che fare bene a un cuore affannato, ancor più se queste raccontano di speranza e nuove fioriture.

Grazie all’Azienda Ospedaliera dell’Ordine Mauriziano per averci dato modo di raccontare e gettare semi. Non sappiamo quanti germoglieranno: è più che legittimo che ognuno viva la malattia come può e vuole e sarebbe altrettanto assurdo e arrogante, soprattutto in questo contesto e in base a quanto già detto, ritenere che una lettura possa essere per tutti cosa gradita, ma, come insegna Elzéard Bouffier, non deve essere quello a fermarci, perché continueremo a seminare. Più semi si gettano, più possibilità ci sono che qualcuno germogli e così noi continueremo a seminare speranza, con pazienza e determinazione, aspettando che la pazienza e la determinazione di chi ha ricevuto le nostre storie possa far crescere uno, dieci, cento alberi.

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