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PER QUESTO MI CHIAMO GIOVANNI

08 marzo, 2008 - 12:47

Garlando Luigi

Tante metafore, parole semplici e scritte abbastanza in grande – si tratta infatti di un libro per ragazzi – e una bella gamma di cose che danno da pensare. In poche parole, un libro davvero per tutti. Attraversando Palermo, tappa dopo tappa, un padre racconta a suo figlio – Giovanni – una storia che ha tenuto segreta per ben 10 anni.
E’ il 22 maggio 2002.
Tra vie e Palazzi di Palermo, tra mare e monumenti, si snoda l’intera vita di Giovanni Falcone, fatta di lotta, vittorie, sconfitte, speranza, e da un epilogo tragico. Il piccolo Giovanni – il nostro protagonista – capisce passo dopo passo che quella storia non gli è poi così lontana, non è lontana dalla sua vita, dove Tonio ruba i soldi all’intera classe e rompe le braccia a chi non paga, o da quella di suo padre, costretto a pagare perchè i suoi negozi siano protetti. Ecco che la cosa, la mafia, si fa agli occhi di un ragazzino un grande polipo, un mostro dai mille tentacoli, una seconda legge alla quale tutti, almeno in Sicilia, sembrano oramai abituati. Ma Giovanni no, lui l’ha combattuta, ha detto a tutti che esisteva davvero e l’ha mostrata al mondo….Grazie al suo esempio molti in Sicilia si sono sentiti in dovere di alzare la testa, di scegliere. Anche il piccolo Giovanni ed il suo papà. Oggi, a quindici anni esatti da Capaci e da via d’Amelio, questo libro serve più che mai nell’Italia dei politici corrotti, di chi festeggia condanne, di chi ruba e non decide, all’Italia dei giovani senza idee e del bullismo, all’Italia senza sogni e senza speranza.
Serve, probabilmente, ai grandi per spiegare ai giovani che ciò che vediamo non è sempre normale e che, con coraggio, possiamo cambiarlo.

Gli uomini passano, le idee restano
e continuano a camminare sulle gambe degli altri…

Alberto Dellacroce

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