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nuova veste per GQ

21 marzo, 2012 - 09:12


Hai visto la nuova veste editoriale del mensile GQ?

Te lo suggeriamo perché il nuovo direttore è un amico,
lo scrittore e giornalista GABRIELE ROMAGNOLI, che in passato ha più volte collaborato, in scena e fuori, con Assemblea Teatro.

Per fare questo giornale prendo ogni lunedì alle 7 del mattino il Frecciarossa da Roma a Milano. Apro la porta della carrozza designata e quel che vedo è… la Matrice. Davanti a me ho una schiera di uomini tutti uguali come i Mister Smith del film con Keanu Reeves. Indossano abiti scuri, generalmente gessati. Le camicie sono chiare, le cravatte accennano una timida fantasia. Tra le mani tengono, e furiosamente digitano, già a quell’ora, il blackberry aziendale. Nel taschino riposa, immagino per poco, l’I phone personale (invertendo l’ordine dei marchi la situazione non cambia). Il computer portatile è già aperto, trasmette e-mail e dati. Ai finestrini scorre un paesaggio così trascurato da diventare invisibile. I frammenti di discorso portano parole come “spread”, “aspirazionale”, “asset”. Gli sguardi, perfino quelli, si assomigliano. Hanno perso la luce. Quella che li accendeva quando tutto era ancora possibile. Quando “quel che saremo” era una scommessa tutta da giocare e chiunque pensava di poter diventare e in effetti poteva diventare un presecelto:dal destino, dalla folla, o soltanto dalla persona che amava. Sono stati tutti felici, prima di aver imparato a dimenticarlo. La felicità era nell’attesa, era nella sfida, nell’inconsapevolezza dei limiti.
Un solo passeggero è in apparenza diverso dagli altri. Indossa un pullover arancio, legato al collo sulla camicia e, invece di guardare lo schermo del pc, legge un libro. Lo guardo come una speranza, come fosse lui Neo, il predestinato, il portatore dell’unicità che può salvarci dalla Matrice. All’avvicinarsi della stazione però ripone il pullover, indossa la giacca che stava appesa e nascosta, ne estrae la cravatta, la annoda e si uniforma, perfino nell’espressione.
E’ a quel punto che gli dico: “Compralo”.
Dice: “Che cosa?”.
Rispondo: “Il biglietto di ritorno”.
Questo giornale è il biglietto di ritorno. Senza condurti indietro nel tempo ti riporta là dove ogni cosa è ancora possibile, cioè adesso. Viene a dirti che la parola chiave delle nostre esistenza è “cambiamento”. Barack Obama ci ha vinto una corsa presidenziale, tutti noi possiamo appenderci il nostro futuro. Se Leo Messi, che non riusciva a crescere, è diventato il più grande calciatore del mondo. Se il Medio Oriente, che sembrava anestetizzato dalle dittature, si è risvegliato. Se un culturista può governare. Se una rockstar può insegnare. Se tutto questo è vero, e lo è, perchè è accaduto, e te lo raccontiamo, e te lo mostriamo, allora tutto può ancora succedere, tutto può cambiare.
Come vedrete sfogliandolo, anche questo giornale è cambiato. Michele Lupi, che lo ha diretto fino al mese scorso, se n’è andato. Lo ringrazio per quel che ha fatto e per quel mi ha lasciato. Questa staffetta è un dettaglio. I direttori vanno e vengono, i buoni giornali restano. Io sono soltanto l’uomo che, per qualche tempo, accompagnerà GQ in edicola.

Gabriele Romagnoli

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