Informativa Cookie

Letteratura d’Amore, tra i premiati Renzo Sicco

14 febbraio, 2021 - 16:49

Questa sera, 14 febbraio, si svolge in video conferenza la premiazione dei vincitori della ventottesima edizione del premio “Letteratura d’Amore” promosso dal Centro Studi “Cultura e Società” di Torino. Tra le opere in gara, la Giuria del concorso ha attribuito a Renzo Sicco la “Menzione della Giuria”, relativamente alle opere presentate nella sezione “Narrativa breve”, per il racconto “Una ragione speciale”.

 

Quella che segue è la dichiarazione di Renzo Sicco a commento del premio. Subito sotto, l’opera “Una ragione speciale” che ha ricevuto la menzione della giuria.

“Appartengo ad una generazione che è cresciuta lottando rabbiosa, forse troppo rabbiosa, contro i padri.

Non ne sono stato esente ma questa rabbia non ha impedito l’amore. Gli ha impedito di sciogliersi nella quotidianità ma c’è stato amore.

L’ho verificato troppo tardi per recuperare in vita.

Questo premio in qualche modo mi permette di recuperare in modo postumo quel rapporto e mi concede di dire il mio grazie a mio padre con uno scritto che raccoglie le sensazioni di un viaggio di rigenerazione che il suo vuoto aveva lasciato.

Quando un padre se ne va si compie un ciclo della natura irreversibile e, nonostante sia naturale, il dolore resta comunque forte.

In tempi di separazioni forzate a distanza imposte dal Covid, mi piace dire, a chi ha subito lacerazioni definitive, che c’è per tutti un tempo dove nonostante le difficoltà sarà possibile ricucire. Bisogna solo attendere con pazienza che il tempo scorra e maturi, perché prima di poter scrivere bisogna poter rileggere la propria storia”.

Renzo Sicco

 

aereo1

***

 

UNA RAGIONE SPECIALE

Papà è morto. Abbiamo passato tutta la vita a litigare e ora che non c’è più mi manca.

Mi chiedo se ci siamo detti davvero tutto di quel che ci dovevamo dire in quegli ultimi nostri incontri di riconciliazione di fianco al suo letto di ospedale, e sul piccolo terrazzo triste in cui condividevamo il suo ultimo tempo libero, le sue ore d’aria fuori dal camerone del vecchio edificio.

È tutto ancora troppo vivo per trovare risposte. Devo mettere tempo e chilometri di distanza per trovarle, ma una soluzione so che devo raggiungerla. Ecco perché sono in fila per partire in aereo. Il mio primo viaggio transoceanico. Destinazione Sud America, quello che ho imparato ad amare nei libri di Gabriel García Márquez. Cerco la mia Macondo magari con un po’ meno pioggia.

Viaggerò in autostop e bus e troppa pioggia, si sa, in quei casi non aiuta. Adesso imbarchiamo. Dentro l’aereo un mondo suddiviso in tre colonne, due posti le file laterali, tre quelle centrali.

Uomini e donne ognuno come me con la sua personale ragione per vivere e per volare.

Ci vuole coraggio per vivere e anche per volare, alcuni non vogliono staccarsi da terra. Ne conosco diversi. Non sono particolarmente fobico e non desidero ossessivamente staccarmi da terra ma nemmeno temo di farlo. Adesso temo di più vivere senza un padre. Sono diventato il maschio adulto della famiglia, ho una responsabilità nuova ma non so se sono preparato. Lui l’ha saputo fare. È stato un pessimo marito, un padre confuso, ma non posso fargliene una colpa. Tutta la sua generazione si è trovata a scontrarsi con dei figli incandescenti e ribelli, privi di guerre ma con il bisogno di essere una categoria nuova sempre in battaglia. Adolescenti liberi non destinati al massacro in terra straniera ma bensì a vivere in pace, per cui per amore almeno in guerra con i loro padri. Lui il capofamiglia lo ha saputo comunque fare. Ci ha garantito una vita dignitosa tutti i giorni e nonostante e contro tutto, ha retto il colpo e ci ha tenuto insieme. Saprò farlo? Al momento non desidero neppure una famiglia e dovrò comunque gestire questa. Io, mia madre e un fratello minore.

I motori prendono potenza, il rumore aumenta, l’aereo corre sulla pista e poi si stacca da terra. Ci attendono oltre 20 ore di volo, uno scalo e infine, nella notte, l’atterraggio a Buenos Aires.

Quanti nell’aereo hanno una chiara ragione per vivere? Non si interrogano. Molti dormono. Sento solo i motori, ma adesso come un ronzio insistente. Se lo annulli sosti nel conforto del silenzio. Non parli, non scrivi, smetti di pensare. Poi dovrai trovare una ragione per farlo. Seduto nella fila di sinistra, mi rannicchio verso il finestrino e penso che dovrei sempre avere un biglietto in tasca per non avere stabilità, diritti e doveri ma semplicemente attraversare spazio e tempo.

Si sta bene qui a diecimila metri sull’oceano. Dall’Italia al Sud del mondo sono solo con il mio zaino da infilare sulle spalle per trovare nuove ragioni, anche una sola. Ma quando è che uno sa qual è la sua ragione per vivere? Quando sta in trincea, quando ama, quando fa quello che sogna, quando sa come salvarsi la vita? Avvolto in queste domande con l’immagine di mio padre sofferente, mi addormento anch’io. Mi sveglia una voce. Lo steward o il comandante? Non so. Capisco che manca meno di un’ora all’atterraggio. Raddrizzare il sedile, chiudere il tavolinetto, aprire gli oblò. Ecco apparire sotto di noi la terra, l’oceano è già lontano, e si vedono le prime luci, poi meraviglia, appare lei, Buenos Aires.

La vedo laggiù in basso, sotto l’aereo in volo ed è come un cielo stellato fitto fitto. Una rete di luci. Le strade, le case, ogni cosa brilla. C’è vita e brilla. Nella notte c’è gente che cammina, che pensa, che fa l’amore, che lavora e a me di ognuno di loro giunge uno sfavillio. Chiunque ha una luce in cui fare o anche in cui dormire e quella, adesso, vedo da quassù. Buenos Aires è un interminabile cerchio di brillanti.

Ovunque io guardi li vedo. È una città sdraiata come una gigantesca maglia di diamanti che luccicano. Un cielo schiacciato sulla terra.

Per un frammento di tempo sono più in alto poi l’aereo perde quota ed entro anch’io in una delle luci, quella chiamata aeroporto.

Le ruote toccano la pista, i motori frenano, poi dolcemente l’aereo raggiunge il gate, il ponte mobile si avvicina al velivolo, il portellone si apre e finalmente usciamo “a riveder le stelle”. Sono pronto a sbarcare, a passeggiarci dentro, e tra quelle a trovare la mia speciale ragione per vivere.

Renzo Sicco

Sicco-diploma-Premio-Letteratura-d'amore

Lascia una risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

You may use these HTML tags and attributes: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>