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La verità fuori dal libro

16 maggio, 2018 - 08:26

Il 13 maggio è stato presentato al Salone del Libro La Costituzione in Undici Colori di Renzo Sicco e Fabio Arrivas, edizione Didattica Attiva-Voglino Editrice

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In primo piano nella foto Cristiana Voglino e Renzo Sicco

9788898538805_0_0_0_75Sulla lavagnain copertina si possono leggere tutti gli argomenti di cui si parla nel libro, eppure noterete che ne mancano due e che i due mancanti non sono nemmeno di poca importanza: libertà e verità. Possibile che due menti come Sicco e Arrivas, coordinati dall’Editrice e Attrice Cristiana Voglino, abbiano semplicemente dimenticato di metterli?

La domanda è ovviamente retorica, ma la risposta non è così scontata. Cioè: ovvio che la risposta è “No, non se ne sono dimenticati”, ma è il modo in cui questi due elementi imprescindibili per il genere umano sono presenti che rende la risposta geniale.

La libertà fa sentire la sua presenza ragionando per “nemmeno troppo” assurdo e per negazione: se non ci fosse la libertà, non sarebbe possibile pubblicare libri del genere, dal momento che ci sarebbe qualcuno che negherebbe l’affermazione di ogni tipo di diritto, dunque ecco che la libertà è presente: è il libro stesso.

La verità? Non serve un libro per parlarne, o meglio, ancora una volta, non direttamente: se si conoscono e si posseggono argomenti e diritti trattati ne “La costituzione in undici colori”, ecco che la verità diventa un elemento imprescindibile nelle nostre vite, ma non solo: confrontando le vite altrui con le nostre sarà possibile comprendere con immediata chiarezza quando questa viene negata.

Fenomeni come la desaparicion o il più recente caso legato alla scomparsa di Giulio Regeni sono la dimostrazione di quanto l’assenza totale di verità possa essere distruttiva. Persone scomparse senza mai più essere ritrovate e senza che venisse fatta una totale chiarezza sui fatti legati a quegli eventi. Ecco dunque che il libro diventa uno sprone: ci troviamo in un paese dove è possibile manifestare la propria libertà? Dobbiamo allora fare sì che questo diritto non sia un diritto esclusivo, ma condiviso e dunque sta a noi, che possiamo agire liberamente, darci da fare in prima persona per chiedere che arrivi la verità anche laddove la libertà è stata negata.

Chiunque ritenesse vuote o vane queste parole, può osservare questa foto:

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Ogni giovedì, dagli anni 70, le madri dei figli scomparsi in Argentina si trovano in Plaza de Mayo a manifestare il loro disperato bisogno di verità. Al momento, si stanno facendo piccoli ma significativi passi avanti. Certo, si tratta di gocce d’acqua nel mare, ma nel momento in cui si viene assaliti dallo sconforto e ci si sente dei visionari che lottano contro muri più grandi di loro, ecco che basta guardare questa foto, dove il viso della bambina sulla sinistra vale più di mille parole.

Ecco come si ottiene la verità: educando le generazioni future a cercarla, a chiederla, a praticarla. Non è solo una nostra lotta, non importa se saremo noi a ottenerla o chi verrà dopo di noi. L’importante è che non si smetta mai di cercarla.

 

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