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In fra li casi

09 settembre, 2018 - 21:30 Piazza della libertà - Settimo Torinese (TO)

In fra li casi de la vita e le magie de’cieli libertà vo cercando

regia di Renzo Sicco

 con Paolo Martini, Antonella Dell’Ara, Pietro Del Vecchio,  Livio Girivetto, Italo Fazio, Cristiana Voglino, Antonella Cavallini, Paolo Sicco, Roberto Leardi

musiche di Tangerine Dream, Genesis, Strawbs, Mike Oldfield, King Crimson, Banco del Mutuo Soccorso, Stomu Yamash’ta, Gianni Nocenzi, Pink Floyd, McDonald and Giles, Klaus Schultze, Ultravox, Aphrodite’s Child, Camel, Pig Pag, Verve

Ecco le foto della serata del 9 settembre! E per un video della coreografia finale, visitate il profilo Facebook di Cristiana Voglino

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l 9 settembre abbiamo riportato in scena IN FRA LI CASI…, il nostro spettacolo cavallo di battaglia italiano ed internazionale.

Sicuramente il più rappresentato da noi nel mondo.

Sono tre, forse quattro anni, che non lo rappresentiamo. Bella sfida.infratre_104

IN FRA LI CASI… nasce nel 1979 al Parco Rignon a Torino, il prossimo anno sono 40 anni.

Lo ricordo con le parole che ho scritto nel ’99 in Uruguay in occasione dei suoi 20 anni, quando era già adulto ed ancora ragazzino. E poi con i ricordi della sua presentazione nel paese Basco e in Turchia, dove oggi sarebbe blasfemo e impresentabile. Segno che i tempi a volte avanzano, poi indietreggiano paurosamente.

Renzo Sicco

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Vent’anni

E’ a Salto che si consuma la festa vera di compleanno di “In fra li casi de’ la vita e le magie de’ cieli libertà vo’ cercando.”. Nella notte, nel ristorante “Chef” gestito da un italiano venuto a sposarsi qui cinque anni fa, assieme brindiamo alla storia irripetibile del nostro lavoro più longevo. Vent’anni!!

Brindiamo con champagne spagnolo ed è giusto, perché proprio la Spagna è stato il paese che più ha amato questo spettacolo.

Vent’anni, eppure il successo di questa sera è quello di una creatura sempreverde.

Oltre cinquecento persone si sono radunate nel bellissimo Teatro Larrañaga, all’ingresso la targa che ricorda il successo di Fregoli nel 1906. Stasera stampati nel nostro cuore gli indimenticabili venti minuti di applausi, il pubblico tutto in piedi, il palco invaso dai più giovani. Il Presidente dell’Associazione degli Italiani, un robusto signore cinquantenne in lacrime e dentro a tutti noi grande, immensa gioia. Le mani rivolte alte al cielo nel nostro saluto e istanti interminabili di commozione. Questa nostra creatura, il suo turbine di sensazioni, sa ancora scuotere, emozionare, sa ancora produrre quell’amore adolescenziale in cui il fuoco di una notte resta indelebile per la vita. Un’onda di calore che arrossa le gote, senti di amare e di essere amato. Può uno spettacolo fare questo? Sì! E’ accaduto tante volte nel mondo e ancora Montevideo, San José, stasera Salto, dimostrano che ancora può accadere. Strano davvero sorprendersi ogni volta che possa essere così.

L’emozione oggi è un bene raro e trovarne onde così grandi spiazza, e fa bene.

Grazie “In fra li casi…”, grazie per le cose della vita che ci hai regalato, per i cieli immensi e profondi che ci hai permesso di incontrare e grazie per le briciole di libertà che ci hai aiutato a conquistare, per noi e per gli altri, perché la vita ancora adesso sia una traiettoria sempre attraente da cercare.

Grazie.

Il Piemonte dell’Uruguay

“Mai prima d’ora era successo che seicento persone venissero a Teatro. San José è una piccola cittadina. Sono arrivati coi pullman da Colonia, da Trinidad, da Santa Lucia”. Brillano gli occhi al Signor Abbate, l’organizzatore del bellissimo Teatro Macciò, un’antica sala all’italiana con un grande palco, il sipario in velluto spesso che si apre a drappeggio sui lati e verso l’alto.070718_infra_093

Seicento persone hanno riempito ogni poltrona in platea e nei tre piani di balconate ed è stato molto di più di un trionfo. Un silenzio totale carico di attenzione e poi tutti in piedi per un applauso di quindici interminabili minuti.

“Molti sono venuti perché hanno origini in Piemonte”. Capisci così le lacrime, la gioia, l’allegria, “In fra li casi…” è ritrovare le veglie, i racconti, le storie, le parole delle radici. “In fra li casi…” non ha parole ed ha di più. Qui, incredibilmente, ha molto di più. Ha la forza di arrivare e di unire chi l’italiano lo sa parlare per memoria o per studio congiungendolo a chi quella memoria ha perduto o non ha mai potuto possederla. E la memoria arriva calda, palpitante di tenebre e di colori, di suoni e di immagini archetipiche che colpiscono il cuore afferrando l’anima e tracciando confini di identità.

Dalle balconate sono grida, facce gioiose e tese al tempo stesso. Guardandole capisci la straordinarietà di un incontro atteso con una parte smarrita della propria carne. Perché questo è il mediterraneo, carne, sangue e sentimento forte che le distanze della geografia e del tempo non sono riuscite a scalfire.

Allora “In fra li casi…” è un fiammifero buttato sulla paglia, un falò di filamenti di cuore arso e riarso dal sole di lunghe stagioni, prosciugato dal pianto della distanza.

Ne senti il senso, tutto il senso dilagante, ed è commozione.

L’acqua era veramente troppa anche per gente abituata alla pioggia

Il paesaggio attorno a Krakcow non l’abbiamo visto. Gli ultimi 50 km li abbiamo percorsi sotto un nubifragio torrenziale. Uno di quei momenti in cui terra e cielo sono un’unica massa d’acqua. Il tunnel tra cielo e autostrada è rischiarato soltanto dal susseguirsi delle esplosioni dei lampi. Il muro d’acqua che ci circonda è terrificante e ricorda quando a fine agosto dell’83 fuggivamo da Bilbao mentre l’alluvione ci inseguiva e i ponti su cui passavamo, ad uno ad uno, venivano chiusi e alcuni erano poi addirittura travolti dalla piena dei fiumi e dei detriti. Sui bordi dell’autostrada l’acqua scendeva a cascate.070718_infra_144

Bilbao unitamente a quest’immagine è rimasta nella nostra memoria per l’ “In fra li casi…” più bello della nostra storia. Uno spettacolo da pelle d’oca.

Eravamo quasi alla fine di un tour di un mese che l’agenzia Anexa ci aveva programmato su e giù per la Spagna, dal teatro romano di Malaga, alla magnifica tenda di Gijon, dal parco di Zaragoza, al palasport di Salamanca.

Ogni sera lo spettacolo era un trionfo e nelle cittadine dove restava in cartellone per più sere la leggenda di “In fra li casi…” faceva sì che agli esauriti si ripetessero, fuori dai luoghi di programmazione dello spettacolo, code di persone disposte a perdere la serata nel tentativo di trovare un posto rimasto vuoto per una defezione dell’ultima ora.

A Bilbao eravamo ingaggiati per le manifestazioni legate alla Semana Grande, settimana in cui tutte le attività chiudono per dar spazio a las fiestas; grande popolo gli spagnoli che negli anni ’80 ha vissuto la “dolce vita”, attesa per anni, e alla fine esplosa.

Eravamo destinati al palco coperto di Placa Major alle 2.30 di notte. Lo spazio era notevole, così come bella era la piazza e la città. L’Hotel dove eravamo ospitati poi, era degno di Rita Hayworth o dei Principi di Monaco, talmente sontuoso e affascinante nei suoi arredi e velluti.

Unico neo le pesanti nuvole nere che dal tardo pomeriggio avrebbero iniziato a scaricarsi alla grande.

Alla mezza ci aggiravamo sconsolati convinti più che mai che lo spettacolo sarebbe saltato. Gli organizzatori all’una ci convinsero che invece era il caso di andare al trucco e che il pubblico sarebbe venuto. “La gente qui è abituata alla pioggia” ci dicevano. Noi guardavamo attraverso il fascio bianco del proiettore quell’impressionante diluvio e non potevamo crederci.

Infatti alle due, terminato il trucco e messi i trampoli, la piazza continuava a restare deserta, tranne qualche centinaio di persone sotto i portici e una cinquantina di sconsiderati avvicinatisi con ombrelli.

Alle due e dieci partivano i suoni della campana che davano a me, Dario e Keita il segnale di entrata in scena.

Da sempre lo spettacolo inizia sulla figura del vecchio che di spalle lentamente si gira e si offre al pubblico per raccontare la sua storia millenaria. Da sempre interpreto questo personaggio e so che passano circa due minuti prima che le luci cessino di essere accecanti e mi permettano di avanzare verso il pubblico vedendolo.

A Bilbao rimasi folgorato. In quei due minuti la piazza si era completamente riempita. Non chiedeteci come, per noi è sempre rimasto un mistero, ma circa 3000 persone, senza alcun ombrello aperto, ci stavano guardando sotto un nubifragio pauroso.

Mai come allora ci fu chiara la speciale magia del teatro, quella contemporaneità senza schermi o barriere che rende compartecipi pubblico e attori.

Quei mille fili invisibili che partono e ritornano e si scambiano e si danno.

Un’energia paurosa ci esplose addosso e credo che Bilbao abbia mutato per sempre la qualità del nostro lavoro, del nostro darci al pubblico senza riserve.

Alle tre e quarantacinque, “In fra li casi…” terminava con il suono dell’ultima campana. Un applauso bagnato come un’onda ci avvolgeva. Non eravamo stanchi, come esserlo?

Facendoci aiutare dagli organizzatori, scendemmo in mezzo alla piazza, tra la gente che, sotto la pioggia ugualmente implacabile, non dava segno di volersene andare. Iniziammo a ballare e ballammo sino alle cinque. Poi smontammo e alle sette, terminato tutto tranne la pioggia, la nostra eccitazione era così grande da convincerci che mai più avremmo dormito.

Invece, mentre la tempesta continuava a schiaffeggiare la bella Bilbao e a soffocare così la Semana Grande, a tramutare la festa in dolore e morte, fummo svegliati da José, il nostro giovane road-manager. La situazione era critica, bisognava fuggire. Santander, dove avremmo dovuto replicare la sera, era allagata e l’acqua, alta più di un metro, ricopriva già il nostro palco.

L’acqua era veramente troppa anche per quella gente abituata alla pioggia.

Non ci restava che puntare su Barcellona e sperare di farcela.

Oltre un’ora di silenzio

Per più di un’ora il silenzio è assoluto, da farti credere che la sala sia vuota poi, alla fine dello spettacolo, il pubblico esplode in un applauso interminabile. Il Teatro dell’Opera di Ankara è gremito fino all’ultimo posto e per noi di Assemblea Teatro è la prima volta in Turchia.

Così a 25 anni dal suo debutto “In fra li casi…” riesce ancora a regalarci le paure, le tensioni, le emozioni e la gioia di una “prima”.

Incredibile davvero quanto questo spettacolo sia riuscito a darci “Venticinque anni di interminabili successi” dice la nostra cartolina e potrebbe sembrare un semplice ed efficace slogan pubblicitario e nulla più070718_infra_146

Se non fosse che quella frase raccoglie solo in parte la straordinaria ricchezza di un percorso che ci ha portato a lavorare i 19 paesi del mondo facendoci incontrare ogni sera non solo gli applausi ma persone affascinanti, esperienze di altre culture teatrali e non, ricchezza di tradizioni lontane, inoltre ha garantito al nostro gruppo una tenuta costante dei motivi della crescita e della passione interna, proiettata sempre verso una sfida che ha voluto e saputo spingersi oltre.

Così, questa sera, questi volti entusiasti e sorridenti che ci guardano e ci salutano, ricordano ancora, se fosse il caso, che il cammino è aperto e che il cuore oggi, come venticinque anni fa, deve essere sgombro, pronto a ricevere questo abbraccio, il suo calore e tutti i suoi positivi segnali.

Le labbra di Izmir

Dalla platea ritorni nell’atrio e vedi il mare, è semplicemente fantastico. E’ lì, immenso dietro alla grande vetrata. Lasci aperte le porte e lo vedi dal palcoscenico, sembra un grande poster perché troppo irreale per risultare vero. Ma è proprio così il teatro Salangé a Izmir. Siamo accompagnati da Anita, una vitalissima armena sposata ad un italiano, che è il nostro angelo custode, pronto ad aiutarci nei tanti problemi che il montaggio di uno spettacolo complesso come “In fra li casi…” pone, ma lei è bravissima e anche noi lo siamo. Così la notte il successo si ripete ancora, se possibile, più esaltante che ad Ankara. Forse perché noi siamo più rilassati, forse perché la situazione è meno ufficiale, certamente perché i giovani in sala sono tanti e si crea una miscela esplosiva che ci costringe a ripetere il bis con decine di ragazzi e ragazze che salgono sul palco a danzare con noi. Il carnevale, come grande festa di corpi e di cuore in una notte italiana, dilaga a Izmir. Intanto fuori il mare, con la sua umida brezza, aspetta, per rinfrancarci regala i riflessi delle luci sulla sua tavola piana, da cui i battelli sdoppiati ci guardano come labbra sorridenti.070718_infra_155

 

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