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Il Teatro italiano vive in Sud America

13 ottobre, 2017 - 18:00

Trovo il tempo per raccontarvi questi giorni non nei dettagli, ma nelle grandi impressioni. Innanzi tutto di nuovo in viaggio nel sud del mondo. La prima volta esattamente vent’anni fa, ottobre 1997, un altro secolo e davvero un altro tempo.
Per me, dopo le ultime avventure di tumore e ictus, la priorità nel preparare la valigia sono diventate le medicine, e questo di per sé, con tutto il rispetto verso la realtà medica, è un po’ tragico. Al tempo stesso anche se “i desideri non invecchiano mai con l’eta” proprio l’età e il tempo si portano via diverse persone e questa cancellazione di presenze la percepisci molto nelle partenze: sai che non li incontrerai e pesa. Per il resto rimangono come sempre aperti la curiosità e la sfida di sapere come potrà andare.
Nel giorno in cui partiamo sulla prima pagina della STAMPA campeggia una foto e un titolo che è un de profundis al teatro destinato a scomparire. Arrivati a Montevideo ne abbiamo una totale smentita. In questa città dove 20 anni fa era difficile trovare una sala dove programmare spettacoli, tanto che con l’Istituto Italiano di Cultura ne inaugurammo uno, lo Stella d’Italia, oggi nei fine settimana ci sono 70/75 differenti proposte di spettacolo.
Giordano Bruno ci ha insegnato ad osservare il punto di vista e da qua il nostro lavoro dimostra l’amore veso un artista che non è dimenticato dagli anziani e da giovani di seconda terza generazione che amano Luigi Tenco e sono entusiasti di riceverne storia e repertorio.
La sera del debutto ci annunciano una disfatta perchè la data coincide con le eliminatorie delle squadre latine ai prossimi mondiali di Russia. L’Uruguay gioca e lo stadio è esaurito anche se il passggio è già sicuro. Ma l’attenzione è forte verso la possibile eliminazione dell’Argentina in grande crisi.
Invece si avvera l’opposto, la bella Sala Verdi, fatta costruire in onore a Giuseppe ancora in vita ed onorato di una tale attenzione fuori Italia, si riempe velocemente e lo spettacolo inizia tra il calore del pubblico. In questo paese che avevamo conosciuto triste e piallato dalla dittatura trovi allegria, belle facce cariche di entusiasmo che sanno d’antico e presente, trovi molti giovani, una bella gioventù viva.
Sono diversi gli spettatori che ricordano i nostri precedenti spettacoli fra tutti FUOCHI, per la forte presenza di valdesi qui nel Rio de la Plata, e poi IN FRA LI CASI “qualcosa che qui non si era mai visto”. E’ questo il segnale di un legame che abbiamo costruito anche con questo territorio.
Tranne che per me e Gisella, che siamo verterani, per Edo, Davide e Salvatore è una prima volta, e l’affrontano con enorme desiderio, passione e professionismo, e la sala esplode a ogni replica.
“Interpretacion impecables” mi dicono molti spettatori all’uscita contentissimi, perchè ricordano un altro omaggio a Tenco deludente anni addietro. Una delle tante devastazioni della sua opera a cui anche noi abbiamo assistito, dove cura e rispetto dell’autore sono passati in secondo piano.
Cerea ne è interprete fedele ed onesto, e gli arraggiamenti di Cignatta aggiornano i brani senza snaturarli.
In piu’, brillano le parole di Gisella, tornata ad una lucentezza di sommo livello, che offre straordnaria luminosità ad un lavoro impeccabile, che sa ben contrastare la mal predicata morte del teatro.
Il teatro è vivo quando è necessità, memoria ed emozione ed il pubblico capisce e risponde scattando tutto in piedi a fine spettacolo.

Renzo Sicco

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