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Il luogo / il Festival

05 febbraio, 2013 - 16:48

Il luogo

Mahahual è una cittadina che si affaccia sul Caribe messicano dove lo stato del Quintana Roo, nell’estremità sudorientale della penisola dello Yucatán, confina con il Belize. È l’ultima frontiera, stretta tra la barriera corallina e la selva di mangrovie, fino a poco tempo fa villaggio di pescatori e da qualche anno meta di navi da crociera provenienti da Miami che, poco distante dall’abitato, hanno un molo d’attracco denominato Costa Maya. Mahahual non si accontenta di essere visitata da frotte di crocieristi occasionali. Mahahual ha una sua identità, un’anima sensibile che ne ha fatto l’avamposto e l’avanguardia della lotta contro l’inquinamento a difesa della barriera corallina e delle mangrovie. Mahahual ha uno spirito indomito, che l’ha fatta più volte risorgere: l’ultima, nel 2007, dopo il devastante passaggio dell’uragano Dean, tra i più disastrosi dell’ultimo secolo. La piccola comunità italiana che si è insediata qui da alcuni anni – costruendo hotel e ristoranti con particolare rispetto per l’ambiente e l’estetica del luogo – spicca per la coscienza ecologica, e partecipa attivamente alle iniziative che, a ritmo continuo, portano centinaia di persone, in molti casi venute non solo da altre zone del Messico – compresa la capitale – ma anche dall’estero, a dedicare giornate di “pulizia delle spiagge”. Perché Mahahual ha uno strano destino: per via delle correnti oceaniche, tonnellate di plastica galleggiante confluiscono qui da svariati paesi, minacciando l’integrità dei fragili quanto meravigliosi coralli, e tutta la flora e la fauna che abitano la barriera. Ogni anno, a Mahahual si raccolgono – destinandoli al riciclaggio – centinaia di sacchi pieni di bottiglie e lattine provenienti dalle coste non solo dell’America del Sud e del Nord ma spesso addirittura da quelle europee. Mahahual non va lasciata sola in questa strenua lotta – ma anche gioiosa, perché tutto qui diventa una festa collettiva – per la salvaguardia dell’ambiente.
Se l’incuria del genere umano crea problemi di cui gli abitanti di Mahahual non sono minimamente responsabili (eppure si prodigano per risolverli), qui Madre Natura offre uno degli scenari caraibici di più struggente bellezza: spiagge candide, palme, mangrovie, albe delicate e tramonti infuocati, un’immensa varietà di specie tra pesci e uccelli, mentre gli abitanti, da parte loro, ricorrono all’antica arte della palapa – i tetti di foglie di palma intrecciate – e hanno imposto che nessuna costruzione superi i due piani di altezza. Così, sull’orizzonte di Mahahual, prevalgono gli alberi. Un oceano azzurro a est, un oceano verde a ovest. E sopra, un cielo capriccioso, dove le fregate dalle grandi ali nere veleggiano a volte immobili sfruttando le correnti d’aria.

Il Festival

Siamo sognatori, e ci attrae una magnifica sfida: realizzare un festival che unisca due culture da sempre in contatto e comunicanti tra loro: quella messicana e quella italiana. Due bandiere dai colori identici, due identità variegate che possano confrontarsi e compenetrarsi. I campi del sapere e della creatività, verranno rappresentati tutti o quasi: letteratura, arti plastiche, teatro, cinema, grafica, illustrazione, fotografia, musica, con particolare attenzione alla coscienza ecologica e alle civiltà indigene, che tanto hanno da insegnarci su un corretto rapporto con Madre Natura. E, considerando che Messico e Italia vantano le due tradizioni culinarie più variegate e ricche al mondo, non mancheranno certo gli scambi di prodotti e di sapienza ai fornelli. Si tratta di invitare a Mahahual scrittori, artisti, artigiani, registi, sceneggiatori, musicisti, e così via senza limiti (non abbiamo frontiere pur vivendo sull’ultima frontiera, rifiutiamo l’idea stessa di “limite” o “confine”, perché amiamo varcarli, superarli, e mescolarli), in una miscela di italiani e messicani di ogni ambito culturale, e anche di creare nell’arco di una settimana laboratori, corsi, dibattiti, una sorta di “inquinamento reciproco di conoscenze” sotto l’egida di un Pueblo Ecologico, Mahahual, che tanto ha da insegnare ed è ansioso di apprendere e conoscere. Ci saranno inoltre vari spazi dedicati alle esposizioni dei materiali realizzati durante il Festival e di quelli portati dagli artisti invitati. Mahahual dista poco da Chetumal, capitale del Quintana Roo, che vanta una prestigiosa università dove ogni anno aumentano gli studenti di italiano: li attrae, certamente, un risvolto pratico non di poco conto: Cancún, perennemente affollata di turisti, si trova all’estremità nord dello stato, e ogni giovane messicano della zona che studia italiano punta a diventare una guida turistica per i numerosi italiani che atterrano o sbarcano lassù. Ma gli studenti dimostrano soprattutto un profondo interesse per la cultura e la storia d’Italia, e questo Festival si rivolgerà anche a loro, e siamo certi che sapranno darci enormi soddisfazioni (oltre che coinvolgersi nell’immane lavoro organizzativo, ma sembra non aspettino altro che dimostrare quanto valgono). Il Festival si ripropone di fondare un evento, anzi, una ricca serie di eventi, con ricorrenza annuale, coinvolgendo istituzioni di entrambi i paesi per consolidare un appuntamento volto non soltanto a soddisfare il bisogno di arte e cultura degli abitanti del Quintana Roo, ma soprattutto a sviluppare ulteriormente la innata coscienza ecologica delle sue genti e a fornire appoggi internazionali alla difesa della barriera corallina, la più estesa in acque territoriali messicane. Qui la civiltà Maya è presente, maya sono le origini di molti dei suoi abitanti, e la lingua maya è tuttora parlata e scritta. Obiettivo del festival è offrire mille “assaggi” senza fare “indigestione” di magniloquenza. Parteciperanno persone famose a livello internazionale, accanto a innumerevoli artigiani dell’intelletto meno noti al grande pubblico ma capaci di lasciare il “segno” (anche sui suoi muri, perché no). Siamo piccoli ma caparbi. E Mahahual ci ha abituati a camminare e navigare controvento. Mahahual è anche un esempio positivo di integrazione multiculturale, dove convivono anziani maya e messicani venuti da zone diverse del paese, con italiani, inglesi, olandesi, spagnoli, francesi, statunitensi, tedeschi, libanesi… tutti spinti da una sorta di “spirito pionieristico della frontiera”, alla ricerca innanzi tutto di una diversa qualità della vita; spesso si sono lasciati alle spalle grandi città e, ciascuno a modo proprio e per svariati motivi, si considerano fuggitivi: «La nostra fuga è un segno di ribellione, un segno di vitalità, la ricerca di un mondo nuovo. Molti ci invidiano, perché abbiamo tutto, il

mare, il sole, la natura, una vita tranquilla, senza stress, senza orologio. Ma non è del tutto vero. Quello che ci manca è la cultura. E allora proponiamo uno scambio: voi, uomini di lettere e di arte, portateci la vostra esperienza, la vostra conoscenza e noi vi regaleremo le nostre ricchezze, la serenità, la gioia di vivere, la riscoperta della madre terra. Insieme, ribelli, visionari e intellettuali, potremo fare di Mahahual non solo un bel luogo dove vivere o passare qualche settimana di disintossicazione, ma anche un laboratorio di idee, proposte e modelli, dove dimostrare che cambiare è possibile. La nostra è una sfida a quanti sentono il bisogno di sognare, di coltivare utopie. E il festival non sarà una meta da raggiungere, ma un viaggio collettivo, e il senso a un viaggio, lo danno le emozioni vissute lungo il cammino».

Luoghi di interesse naturalistico
a poca distanza da Mahahual

Raggiungibile su strada, a nord si estende la riserva della biosfera di Sian Ka’an, parco nazionale messicano dal 1986 e patrimonio dell’umanità dell’Unesco. Comprende anche 23 siti archeologici Maya. Di fronte a Mahahual, sul Mar del Caribe, si estende l’incantevole Banco Chinchorro, serie di atolli corallini dal delicato equlibrio ecologico, sottoposto a severe leggi protezionistiche dello stato messicano. Visitabile dietro rilascio di specifici permessi, è sede permanente di una base per biologi marini. Nelle acque circostanti, oltre allo spettacolo della barriera corallina, pullulano i relitti di galeoni e caravelle, inesorabilmente incagliatisi nel corso di vari secoli. A sud di Mahahual, superando la frontiera marina
del Belize, sono raggiungibili facilmente in barca le isole dell’ex Honduras Britannico, tra le quali è diventata meta turistica indiscussa Ambergris Caye, da quando Madonna l’ha resa celebre nella sua canzone “Isla bonita”, con il centro abitato di San Pedro. Verso l’interno, rispetto alla Baia di Chetumal, si estende la Laguna Bacalar, lunga circa settanta chilometri, formata da sorgenti sotterranee – i cenote sacri ai Maya, profondi pozzi circolari nel sottosuolo calcareo con diametri di centinaia di metri – dove l’abitato di Bacalar vanta l’antica fortezza spagnola di San Felipe.

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