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I protagonisti dei 50 anni – Giovanni Boni

02 febbraio, 2018 - 09:10

Un ventennio in… compagnia

 Ho incontrato Assembleateatro nell’estate del 1994 a Villa Faraldi per le prove di “Fuochi” in una minuscola cappella isolata dentro un uliveto. Dopo una prima verifica pubblica in quella piccola località ligure, lo spettacolo debuttò, per le genti valdesi di cui narrava la storia, sulla piazza d’armi del Forte di Fenestrelle, appena ripulita da valorosi volontari delle sterpaglie che per anni avevano  testimoniato il suo stato d’abbandono, tra lampi, tuoni e un vento che scaraventò a terra le piantane delle luci, venti minuti prima dell’inizio dello spettacolo. Niente palchi, niente sipari che si aprivano, niente orpelli scenografici, ma un gruppo di teatranti che rappresentavano davanti a un pubblico curioso e attento le tragiche vicissitudini dei loro avi perseguitati a causa della loro fede religiosa.

Questo uscire dai teatri per andare verso una parte della popolazione che i teatri non li frequenta abitualmente, per coinvolgere queste persone in viaggi, in esperienze sconosciute ed emozionanti, in luoghi recuperati e reinventati, è un tratto fondamentale degli spettacoli che Assembleateatro ha portato e porta in Italia e nel mondo da cinquant’anni, sotto la guida del suo intrepido Presidente e Comandante: Renzo Sicco. Grazie a Lui e alla sua intraprendenza la compagnia collabora con importanti scrittori (M. Jarre, L. Pariani, E. De Luca, L. Sepulveda) e si esercita nella trasposizione teatrale di opere letterarie, senza aspirare necessariamente a una riduzione teatrale ma, procedendo per sintesi significanti, prova a inscenare uno spettacolo autonomo. E’ un procedimento certamente rischioso che richiede tempo e dedizione sia dal punto di vista della riscrittura che della lucidità interpretativa ma per me molto stimolante.

Ho un ricordo vivissimo del giorno in cui con Renzo, Lino e Andrea Tidona entrammo dentro la miniera Paola di Prali per portare in quelle profondità, in quel silenzio e in quella intimità le parole di Giordano Bruno.  Quel luogo e quella vicinanza agli spettatori mi ha obbligato a cercare una verità interpretativa che fino ad allora non avevo scoperto e che ha cambiato il mio approccio allo studio del personaggio. Da quella sfida è nato uno spettacolo memorabile che ha contribuito a rafforzare un’amicizia ormai imprescindibile tra me e quei compagni di viaggio. In un certo senso quella dimensione ora mi appartiene.2FuneralediNeruda

Particolarmente entusiasmanti ed emozionanti sono stati certi contesti e certi incontri durante le numerose tournée in America Latina con gli spettacoli “Più di mille Giovedì” e “El funeral de Neruda”: La visita alla caserma E.S.M.A e l’incontro con le madri di Plaza de Majo a Buenos Aires; il Campo di detenzione, di tortura e desaparicion di Villa Grimaldi; le case museo di Neruda a Santiago, a Valparaiso e a Isla negra in Chile; i Musei de la Memoria presenti in quasi tutte le capitali del Sudamerica; mi hanno  commosso i racconti dei testimoni e dei parenti delle vittime sugli orrori compiuti durante le dittature.

Bisognerebbe essere scrittori per raccontare qui i volti e gli occhi delle persone incontrate ma, essendo un attore, mi diverte più prestare il mio corpo alle parole che mi regalano gli altri.

Insomma, dopo quasi vent’anni che la frequento, Assembleateatro è diventata per me una seconda casa nella quale tornare per imbarcarmi in qualche altra avventura in compagnia di amici, colleghi e compagni e non so se potrei farne a meno.

Giovanni  

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