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I protagonisti dei 50 anni: Alberto Dellacroce

31 gennaio, 2018 - 14:41
Ad Assemblea ho vissuto, nel senso più pieno della parola, un pezzo fondamentale del mio cammino. Ciò che sono è anch ciò che ho imparato in una Compagnia. Ecco perchè vi racconterò il mio “muro” e vi dirò perchè aveva senso andare.
50 candeline, e una sento orgogliosamente di averla messa insieme ai miei compagni.Sono 11 anni della mia vita che stanno pienamente dentro i 50 della compagnia.
Cosa ci metto? Quella telefonata un giorno di dicembre, e io a seguire tutte le date di una rassegna. Ogni sera un saluto a Renzo Sicco, fino all’ultima in cui mi disse: scrivi un testo. Ed è stata la mia personalissima scritta sul muro.
E poi … Le madres e un viaggio. Quel momento di Galline in cui, alla consolle, non trattengo le lacrime. Piango ogni volta. Quella data in Puglia e un PIù DI MILLE GIOVEDì che non dimenticherò mai. La miniera, il treno osservando le sagome dei vicini, e il silenzio.
Quel PRESENTE urlato per un “amico” scomparso. Le mani di Andrea, non lontano dalle mie, alla tecnica, stranamente io audio/video lui luci, quando ci diamo il tempo per chiudere IL PESO DELLA FARFALLA. I testi a memoria nella mia testa, i movimenti di quegli attori divenuti famiglia. IN FRA LI CASI e il gruppo che mi dice, quella prima volta che monto e smonto, ora sei di AT. Salite e discese, notti insonni, passione che mi fa svegliare con la voglia di correre a lavorare. Giornate in cui ho imparato a fare tre lavori, uno in fila agli altri.
Ho imparato a leggere, a scrivere, ad ascoltare musica. Ho imparato a fare il mediano, a lavorare per gli altri con dedizione. Ho imparato il senso civico, l’impegno autentico. Ho imparato il rispetto, del pubblico, delle idee altrui. Tutte queste cose le ho portate, stavano in me, AT me le ha tirate fuori con più forza e decisione.

Foto: Claudio Massarente

Foto: Claudio Massarente

Ho odiato, mi sono arrabbiato, non ho accettato, giovane testardo geloso innamorato. Ho sbagliato. Mi sono sentito ferito. Ho ferito. Tutto in AT. Ho imparato l’assolutezza delle emozioni e del teatro, la forza quanto la fragilità di ciò che crea. Ho imparato un modo di fare teatro.
Ricordo. Mio figlio Giacomo, nato in una notte di neve, nell’unico giorno di febbraio 2013 senza spettacolo.
E poi c’è il dopo. Il giorno in cui due signori a un festival che organizzo nelle “nostre valli” dicono … “Mi ha ricordato un evento di letture ad alta quota di una compagnia, tanti anni fa. Non so se la conoscete, si chiama Assemblea Teatro”. Per me abbraccio. Lacrime. Memoria di come ho iniziato. Di ciò che ho fatto, io. Una volta finito, ho subito scritto “a casa” per raccontarlo. Ho scritto parole sincere: io sono Assemblea Teatro, io la porto con me ogni giorno.
Quel giorno ho capito di aver imparato davvero tanto, ho capito di aver fatto bene ad andare via. Volevo altro, volevo tutto.
Volevo fare qualcosa di nuovo, volevo dimostrare di saperlo fare, assumendomene ogni responsabilità, con la stessa cura che Paolo e Renzo mi hanno insegnato.
Perchè andare via da AT: per diventare grande. Per non sentirmi solo pur stando in un grande gruppo. Insomma, una questione privata.

Ultima citazione. Sono sicuro che tanti semi non possano che portare buoni frutti. Auguri Assemblea Teatro

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