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Un Mausoleo a 33 giri – fino al 15 maggio 2018 – NUOVI ORARI

22 marzo, 2018 - 14:30 Mausoleo della Bela Rosin, Strada Castello di Mirafiori 148/7 - Torino

Un Mausoleo a 33 giri

Una mostra da visistare
la musica e la grafica negli anni ‘60/70/80

Dal 22 marzo al 15 maggio 2018

Da mercoledì a domenica dalle 15.30 alle 19.30

Ingresso: 1€

Nel rallegrarci per il sucecsso e le centinaia di visitatori che al Mausoleo della Bela Rosin hanno potuto ammirare i 500 vinili di Mausoleo 33 giri, ci fa piacere annunciare che la mostra proroga la sua apertura fino al 15 di maggio! Farà parte delle attività offerte dal XXXI Salone off del Salone Internazionale del Libro di Torino.

Davvero inusuale che sia una compagnia teatrale a produrre e presentare una mostra musicale.
Ma non è così per Assemblea Teatro che da sempre ha intrecciato la musica al teatro.
Tant’è che proprio noi all’inizio degli anni ’80 non solo abbiamo realizzato in Italia il primo spettacolo dentro ad un concerto nella tournée di “Capolinea” del Banco del Mutuo Soccorso, cosa che in Inghilterra facevano Lindsay Kemp e David Bowie, ma negli stessi anni abbiamo anche prodotto e realizzato Rock Shots, la prima mostra fotografica di Guido Harari.
Dunque, questa raccolta della grafica musicale nei 33 giri degli anni 60/80 è un ritorno di attenzione a quella contaminazione dei linguaggi che ci ha da sempre caratterizzato.
Questa mostra raccoglie però anche altri segni importanti del nostro percorso di lavoro. Ad esempio il luogo in cui si realizza, il Mausoleo della Bela Rosin, parimenti alla Fortezza di Fenestrelle o ai Castelli delle Langhe, è uno dei tanti beni culturali che abbiamo riportato in vita e a cui abbiamo offerto una nuova vocazione culturale. Per di più è localizzato in un quartiere, Mirafiori, a cui da sempre dedichiamo attenzione particolare attraverso la sede del Teatro Agnelli o le presenze alla Cascina Roccafranca o Giaione con un’offerta culturale prolungata e assidua nel tempo che è ben di più che una generica attenzione di tendenza alle periferie.
Infine c’è l’amore per Torino che da sempre segna il nostro girare il mondo orgogliosi di rappresentare la nostra città nella quale abbiamo sempre riportato la ricchezza dei nostri incontri. Qui c’è il mettere a disposizione dei cittadini una collezione personale, per continuare a  regalare le emozioni raccolte in 40 anni di ascolto della musica, quella a torto da sempre ritenuta sub-cultura ma che se col Nobel a Bob Dylan lo scorso anno è stata finalmente sdoganata ha comunque fin da prima fatto da colonna sonora alla formazione di diverse generazioni e alla trasformazione stessa della nostra città.

La mostra che proponiamo “MAUSOLEO A 33 GIRI” vuole offrire “un muro” di copertine di vecchi e nuovi 33 giri avvolti nel cellophane e agganciati tra loro da semplici anelli. Quanto basta per garantire un effetto trasparenza che permetta di sbirciare tra il riconosciutissimo album “The dark side of the moon” (1973) degli inglesi Pink Floyd o lo pIMG_2136sichedelico “Volunteers” degli americani Jefferson Airplaine (1972),  o gli italianissimi Banco del Mutuo Soccorso nel loro mitico salvadanaio o le bollicine del Vasco Rossi nazionale.
MAUSOLEO A 33 GIRI” propone un percorso nell’emozione del suono, un ingresso in quel baule di immagini e musiche che sono state la colonna sonora di oltre mezzo secolo di cultura giovanile e non solo. Cultura, e non subcultura, concetto oggi ormai chiarito, se ce ne fosse ancora bisogno, anche dal Nobel di cui è stato insignito Bob Dylan nello scorso 2016.

LA MOSTRA

L’esposizione “MAUSOLEO A 33 GIRI” è un omaggio a un tempo scomparso, quando gli album puntavano a essere capolavori unitari dalle trame ambiziose.
E’ proprio la forma del Mausoleo della Bela Rosin stesso ad aver suggerito l’idea. Infatti la sua architettura offre l’insolita pianta circolare, come “il piatto” di un vecchio giradischi.
Basta “metterci la puntina”, per aprire un mondo capace di farci immergere in un mare di musica e di parole in circolo.
Il vinile ha segnato un’epoca. LaIMG_5746 migliore musica del passato è stata pensata per essere registrata su quel supporto e  nonostante le evoluzioni del mercato, il formato dell’album sopravvive anche in quest’epoca di usa e getta, di canzoni in formato digitale e compilation fai da te. E non si tratta solo di un fenomeno limitato ad alcuni irriducibili nostalgici. Ne è prova il successo di bancarelle o mercatini o il ritorno di vendita del formato 33 giri.
Quello appena concluso è stato l’anno della rivincita del vecchio vinile, le vendite dei dischi di catalogo, realizzati anni fa e ristampati o ancora in circolazione, hanno superato le vendite di quelli nuovi. Un sorpasso storico, un piccolo evento che racconta come stia cambiando il consumo della musica. Nostalgia? No, perché il pubblico delle musica registrata, quello che spende per acquistarne è fatto soprattutto di giovani, la fascia d’età dai 10 ai 35 anni, un pubblico che per motivi evidenti ha avuto un rapporto solo occasionale con quello che viene comunemente definito “classic rock”. I giovani si avvicinano con curiosità perché sanno di andare a colpo sicuro e trovare buona musica, mentre orientarsi nella gigantesca offerta musicale odierna risulta loro piuttosto difficile. Vecchi e sicuri, è difficile che i dischi di catalogo deludano chi li compra. E mentre i più adulti hanno in casa le loro collezioni, sono i giovani e  giovanissimi a riscoprire i Deep Purple, i Rolling Stones, i Led Zeppelin, a preferire le certezza di dischi passati alla storia a proposte che tra quattro o cinque mesi saranno già dimenticate.

Poi se ognuno possiede iIMG_5856l suo scrigno, dentro a quell’immaginario ci sono le copertine, le semplici custodie di cartone che contenevano il disco e che dagli anni sessanta in poi hanno cominciato a vivere in maniera quasi autonoma, talvolta prendendo addirittura il sopravvento sul contenuto coinvolgendo brillanti disegnatori, artisti, fotografi del calibro di Andy Warhol, Mati Klarwein, Art Kein, Yoko Ono, Martin Sharp, Robert Mapplethorpe, Roger Dean, Studio Hipgnosis a cimentarsi nella Cover Art, ovvero la trasformazione della merce disco in oggetto d’arte o per lo meno di forte interesse grafico/artistico.

Perché in questi nostri tempi così privi di visioni è interessante ritornare su quegli anni in cui i Beatles in “All you need is love ” cantavano “non c’è nulla che tu possa fare, che non sia possibile” ? Proprio perché si trattò di una “rivoluzione nella mente” capace di innescare una impollinazione incrociata tra diverse arti: musica, cinema,moda, fotografia, design, media. Fu in quel momento che si diffusero nuovi concetti quali consumismo, ambientalismo, e comunicazione di massa mentre un idealismo utopico produceva ben prima che arrivassero pc ed internet connettività attraverso la stampa underground, le radio pirata, i gruppi politici di protesta. La nuova coscienza sociale della cosiddetta controcultura incoraggiò la liberazione sessuale, i movimenti ecologisti, le filosofie new age e proprio la musica era l’occhio di questo ciclone diventando il codice segreto con cui viralizzare le idee e per un attimo tutto questo ebbe davvero il potere di cambiare il mondo. Bastava immaginare. Ecco così che per una breve e intensa stagione ogni genere di musica dall’etnica all’avanguardia fino all’elettronica trovò asilo nei gusti del pubblico anche più convenzionale mentre IMG_5845la canzone pop e interi album dilatavano il loro potenzialeben oltreogni limite fino ad allora immaginabile.

In questo il rock riverberava nella sua grafica forme libere, colori accesi o acidi utilizzando ogni trama decorativa dalle riproduzioni di antichi maestri della pittura alle foto dei divi di Hollywood, dai fumetti ai collage dalle influenze del movimento dada ai dipinti di Arcimboldo. Sul finire del 67 la spinta della rivoluzione cosiddetta psichedelica si era già esaurita e presto venne accusata di apoliticità dai barricadieri sessantottini. Lo spirito di “pace e amore” naufragò definitivamente nel concerto di Altamont per mano degli Hell Angels. Di quel periodo vive ancora oggi soltanto l’onda lunga del “tribal gathering”. Infatti nell’adunata delle tribù, dei grandi concerti di massa, resta ancora un barlume di quella spinta potente a dilatare gli orizzonti della coscienza di cui queste copertine rappresentano le tavole su cui volare tra le creste delle onde.

La mostra MAUSOLEO A 33 GIRI è realizzata grazie al sostegno di Compagnia di San Paolo, con il patrocinio della Città di Torino e in collaborazione con le Biblioteche Civiche Torinesi. È inoltre inserita nel calendario ufficiale degli eventi 2018, promosso dalla Città di Torino.

Ingresso € 2,00 a ragazzo – accompagnatori gratuito
Le classi verranno accolte e accompagnate da una guida che nell’arco di 1 h. 30” presenterà tanto il luogo in cui si trovano quanto i materiali esposti.IMG_5815
Attraverso un sistema di cuffie wi fi si potranno anche ascoltare alcuni dei brani degli album in esposizione con relative indicazioni critiche.

Orari:

Da mercoledì a domenica.
A Marzo: 14.30 – 17.00
Ad Aprile: 15.30 – 19.30

LA STORIA E IL LUOGO

Il Mausoleo della Bela Rosin, è un edificio neoclassico situato nella cintura metropolitana di Torino sul confine del quartiere di Mirafiori Sud, limitrofo alla Palazzina di Stupinigi. Fu fatto costruire come tass_teatro_mausoleo_cart_febb18_bozza bassa-1omba di famiglia dai figli di Rosa Vercellana, soprannominata Bela Rosin (Bella Rosina).
Progettato dall’architetto Angelo Demezzi nel 1886 fu ultimato nel 1888.
Nel 1970, venne aperto ai visitatori e immediatamente profanato da tombaroli a caccia di gioielli: i resti delle salme furono spostati nel Cimitero monumentale di Torino ma negli anni successivi il Mausoleo subì ancora  molteplici vandalismi.
Nel 1979 venne chiesto per la prima volta un restauro senza risultato e nel 1980 ne venne pertanto murato l’ingresso.
La discussione riprese nel 1993: questa volta l’uso ipotizzato fu quello di planetario, ma nuovamente non avvenne nulla di concreto.
Nel 1998 proprio Assemblea Teatro attraverso lo spettacolo teatrale “Pazze Regine” realizzato all’interno del parco del fatiscente Mausoleo riportò l’attenzione sul monumento così che venne lanciato un nuovo concorso che arrivò finalmente a una conclusione positiva.
Nel 2001 si varò il progetto di manutenzione recupero degli architetti Aimaro Isola e Roberto Gabetti.
Il restauro, terminato nel 2005, ha seguito i progetti originari di Demezzi mantenendo il marmo venato e le colonne chiare, tranne che per alcune sostanziali ma inevitabili modifiche e il taglio degli alberi ai lati del viale di ingresso.
La struttura è stata inaugurata il 25 settembre 2005 ed è stata data in gestione al sistema Bibliotecario di Torino che ne cura la gestione e l’apertura.
Lo stile neoclassico riprende, in scala ridotta uno a cinque, quello del Pantheon romano come ricostruzione simbolica del luogo in cui “la Rosin” avrebbe dovuto essere sepolta, accanto al marito Vittorio Emanuele II, primo re d’Italia. La pianta è circolare e il diametro è di circa sedici metri, stessa misura dell’altezza. Sulla parte frontale si trova un pronao con otto colonne alte cinque metri. All’interno altre otto colonne delimitano le nicchie, oggi vuote e un tempo occupate dalle salme della Vercellana e dei suoi discendenti.
Il Mausoleo si trova in un parco di circa sedicimila metri quadrati di forma rettangolare affacciato su Strada del castello di Mirafiori, al confine tra il comune di Torino e quello di Nichelino. L’ingresso si trova sul lato occidentale del parco, attraverso un cancello in ferro battuto con le insegne dei Conti di Mirafiori.

 

Con il sostegno di
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Circoscrizione 2 Torino – Santa Rita, Mirafiori nord, Mirafiori Sud

 

 

 

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