Compagnia Pè de Vento
testo e regia di Renzo Sicco e João Luiz
in scena Rui Spranger e Chiara Tessiore
riprese video di Kiniito e Renato Di Gaetano
musiche composte e registrate da Vicio (Subsonica)
una coproduzione Assemblea Teatro e Teatro Pé de Vento
A Matosinhos, sulla costa portoghese, ad un centinaio di metri dalla riva e a circa 30 metri di profondità, adagiato sul fondale dell’Oceano Atlantico, è inabissato uno degli ultimi U-Boat tedeschi, l’U-1277 la cui resa si è compiuta il 3 giugno 1945. I 47 uomini dell’equipaggio ad un mese dalla fine del conflitto bellico mondiale decisero di consegnarsi a un Paese neutrale. I 4 ufficiali guidati dal Comandante Peter-Ehrenreich Stever, fatti sbarcare i 43 soldati, furono gli ultimi ad approdare alla spiaggia di Angeiras dopo aver determinato la definitiva deriva del sottomarino, ancora oggi inabissato a 300 metri dalla costa.
Ad oltre 70 anni da quell’evento offriamo parole per narrare il momento della sconfitta e della resa totale.
Rievocare quella zona di limbo in cui tutta la preparazione al dominio del mondo a cui erano stati addestrati risultò inutile mentre prendeva forma la nuova condizione di prigionieri.
Ad accoglierli c’era una popolazione povera di pescatori che non lesinarono ospitalità a quei soldati che con le loro sole divise terrorizzavano le popolazioni civili dell’intera Europa.
Il sottomarino U-1277 fu costruito nei cantieri navali della Bremer Vulcan a Brema e varato il 6 di agosto del 1943. Fu il penultimo sottomarino costruito in questo cantiere navale. L’ultimo, l’U-1278 ebbe sorte diversa. Fu infatti affondato il 17 febbraio 1945 nelle acque del Mare del Nord da bombe di profondità lanciate da due fregate britanniche causando la morte di tutto l’equipaggio.
L’U-1277 aveva una lunghezza di 67,23 metri, 4,74 metri di larghezza e 9,55 metri di altezza max, era dotato di quattro motori (due diesel e due elettrici) in grado di generare una potenza di 3200hp con una velocità max di 17,6 nodi in emersione e una potenza di 750hp con velocità max di 7,6 nodi in immersione.
Era dotato di 14 siluri e, all’esterno, di artiglieria antiaerea costituita da un cannone automatico da 37 mm e quattro mitragliatrici da 20mm montate a coppie.
La vita a bordo di questi sottomarini era difficile, per mesi in uno spazio ristretto vivevano in media 50 uomini. C’erano solo due bagni, uno dei quali ad inizio missione veniva stipato di generi alimentari. Non vi erano docce, non c’era nessun medico a bordo, l’acqua potabile era razionata e la temperatura a bordo variava a seconda di quella delle acque in cui navigava.
Attraverso le riprese video Kiniito e Renato Di Gaetano lo spettacolo acquista toni e risonanze cinematografiche che rimandano all’opera documentaristica di Folco Quilici ed al suo «Sesto continente» (1954) ed anche all’epica della saga del cinema di guerra, vissuto dalla parte dei sottomarini, come «U-Boote westwärts!» di Günther Rittau (1941), «Agguato sul fondo» di Archie Mayo (1943) o «Ubåt 39» di Hampe Faustman (1952).