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DUE BELLE SFERE DI VETRO AMBRATO / SCENA PADRE

05 gennaio, 2014 - 18:45

Si, viaggiare!

Un viaggio, soprattutto se su di un treno, regala qualcosa che spesso manca, il tempo. Torino-Roma andata e ritorno, e finalmente l’occasione per rituffarmi tra pagine che mi fanno riemergere soltanto alla fine della strada. Un giallo storico e una raccolta di racconti Eccovi i miei due libri per queste giornate.

Se per il primo romanzo ha trascorso circa vent’anni per cesellare parole, controllare fatti, luoghi e persone di cui parlava, per il suo secondo libro Giorgio Caponnetti ha scelto protagonisti del 1400 per star più sereno e dare in quattro e quattr’otto alle stampe il volume.

DUE BELLE SFERE DI VETRO AMBRATO ripercorre i passi di QUANDO L’AUTOMOBILE UCCISE LA CAVALLERIA e lo fa nel senso migliore del termine. Un nuovo giallo che tinge di romanticismo, e vela di dubbio, passi della nostra Storia. Il vero e il falso si mescolano in modo armonico. La realtà di nomi, fatti, vite, fa si che tutto appaia ancor più intrigante e sofisticato, offrendo occasione di curiosità capitolo dopo capitolo. Nuovamente difficile capire davvero dove finisca la vita e dove inizi la narrazione, e volentieri di nuovo ci si lascia coinvolgere a pieno.

I cavalli al centro, una bellissima Venezia, un condottiero, i suoi amori, un nobile e il suo discendente moderno. C’è spazio persino per Leonardo e per un epilogo che, molto teatralmente, fa salire l’emozione offrendo alcune pagine in cui l’autore propone la cultura italiana come motore che ancora ha molto da offrire, scoprire, dare.

Che divertimento seguire per calle e campi gli amori del giovanissimo Leonardo e poi le avventure di un moderno Professore risucchiato da un’incredibile storia di famiglia!

Due belle sfere di vetro ambrato
Caponetti Giorgio
Editore Marcos y Marcos (collana MarcosUltra)

SCENA PADRE

Questo libro me lo sono ritrovato tra le mani, lanciato da un balcone, da una ragazza dai modi timidi e gentili, regalo di uno scrittore “tutto matto” che me lo ha dato dicendomi, con il suo piglio sgangherato e con un romanesco tanto forte quanto affettuoso, che era proprio per me, non per la compagnia (come stavo pensando). Una raccolta di racconti tutta per me semplicemente perché sono padre. Non sto nemmeno a dirVi che il frigorifero è il suo pezzo e che penso che da solo, per un figlio che vuole ricordare suo padre come per un padre che vuole avere un “frigo” da condividere con un figlio, valga la pena di sedersi e leggere. Nel libro, poi, è bello scoprire come 8 scrittori italiani hanno voluto raccontare il loro essere padri. Tra pagine e racconti che scorrono più o meno lineari e più o meno interessanti, stanno almeno altri due approdi da non perdere. Uno è odio, quello che esiste e che è naturale, l’altro è il limbo, che si vive quando si perde qualcuno e si capisce, tutto a un tratto, che si deve prendere quel posto.

1,2,3 …

… Genova. Strada. Essere un poliziotto, rincorrere a perdifiato un ragazzo, che sai che prenderai, che potrebbe davvero essere tuo figlio, e pensare. Pensare a lui, alla sua nascita, all’odio che hai provato verso di lui quando è morta sua madre, al rancore coltivato negli anni, a quel rapporto inscindibile che poi, ad un tratto, s’è rotto, mettendovi uno da una parte e uno dall’altra, e di nuovo odio. Finita la corsa, scoprire che l’ami.

… Stringere la tua compagna, darle un figlio negli attimi in cui sai che stai perdendo tuo padre. Nemmeno riuscire a rendertene conto, della morte di tuo padre, una solitudine che non vuoi provare, qualcosa a cui mai avevi pensato. Non essere più figlio ma nemmeno essere ancora padre. Tu.

… Un frigorifero, per di più vecchio e da buttare. E quel frigorifero, però, è il laccio che, legando tre generazioni, ti racconta come figlio e come padre. I ricordi di un bambino che apriva quel frigo la notte per vedere il sole che ci stava dentro. Le parole che ci hanno scritto i tuoi ragazzi e gli infiniti messaggi che vi siete lasciati con una calamita per dirvi la vostra quotidianità. Uno strumento che nutre, il frigo, che nutre un uomo non più predatore, e uno strumento che raccoglie parole e pensieri. Un frigo da non abbandonare.

Bonvissuto – Canobbio – Celestini – De Silva – Fois – Franco – Magrelli – Pascale
Scena Padre

Alberto Dellacroce

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