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Alejandro per sempre..amore

18 febbraio, 2012 - 18:02

DI TATY E ALEJANDRO ALMEIDA

Assemblea Teatro
C’È STATO UN TEMPO NON LONTANO IN CUI IN ARGENTINA SI BRUCIAVANO I LIBRI.
PER QUESTO UN NUOVO LIBRO CHE GIUNGE DALL’ARGENTINA È UN BELLISSIMO SEGNALE.

E’ un libro che raccoglie poesie scritte da Alejandro Almeida, ritrovato dalla madre.
Sono poemi che parlano, come quelli di tanti giovani dell’epoca, di amore e di lotta.
Tra questi assume un peso particolare quello rivolto direttamente alla madre in cui il giovane prefigura e descrive con tremenda lucidità quanto gli accadrà. E’ un segno fortissimo della consapevolezza di un destino obbligato che un’intera generazione di giovani si è sentita pesare addosso.
Sono passati 36 anni dal 17 giugno 1975, data della scomparsa di Alejandro, ma le parole delle sue poesie, quelle dei parenti o degli amici che lo ricordano, sono materia incandescente che mantiene in vita non solo la memoria ma l’umanità di quella generazione.

Tra il 1976 ed il 1983 si sono commessi in Argentina, migliaia di assassinii, di torture, di arresti illegali e nessun luogo è stato tanto emblematico quanto la Scuola Superiore di Meccanica dell’Armata (ESMA), situata a Buenos Aires. Lì agì un feroce gruppo di militari. Da quel complesso centinaia di persone furono, attraverso i voli della morte, gettate vive nell’oceano.

Il 26 novembre 2011, diciassette di quegli ufficiali assassini hanno ricevuto una sentenza di condanna, nella maggior parte dei casi all’ergastolo, emessa da un tribunale argentino.
Quasi nessuno di loro faceva all’epoca parte dell’alta gerarchia della dittatura, troppo giovani per esserlo, furono comunque loro a commettere le maggiori atrocità.
Per diversi, a causa di reati perpetrati contro detenuti di origine spagnola, italiana o francese, erano già state emesse pene da tribunali di altri paesi, ma i familiari delle vittime, Madri, Nonne, Figli, hanno dovuto attendere 28 anni per commuoversi alle parole della giustizia argentina.

Due anni fa, nel 2009, abbiamo rappresentato il nostro “Più di mille giovedì” proprio dentro l’ESMA, così come lo avevamo presentato in ex prigioni clandestine ora Centri della Memoria a Cordoba, a Rosario, a La Plata e in tanti altri luoghi di dolore dell’Argentina e del Sud America.
Il processo dell’ESMA è durato due anni ed è stato emblematico perché in questo centro sono passate 5000 persone di cui solo 100 sono sopravvissute.
Durante le udienze sono state ascoltate 160 persone e tra loro 79 che hanno testimoniato in prima persona le torture a cui furono sottoposte.
Settimana dopo settimana si sono ricostruiti 86 casi di delitti di lesa umanità e scomparsa di persone tra cui alcuni interessano fondatrici del movimento Madres de Plaza de Mayo quali Azucena Villaflor, Maria Blanco, Esther Careaga, nonché due monache francesi, Leonie Duquet e Alice Doman, che accolsero le prime riunioni delle Madres nella chiesa di Santa Cruz poco distante da Plaza de Mayo.
L’ESMA è divenuto il simbolo stesso del regime dell’ultima dittatura non fosse altro per il numero di vittime e perché delle tre forze armate la marina è stata quella che ha goduto maggiore protezione. Ecco perché tra i tanti processi e giudizi di questi ultimi anni, da quando il governo del Presidente Nestor Kirchner ha abolito le leggi “del punto finale” e “dell’obbedienza dovuta” che garantivano immunità ai militari assassini, il processo dell’ESMA ha assunto un valore simbolico.

Quando invitammo nel 1997 per la prima volta le Madri a Torino, all’incontro non si presentò nessun giornalista. Ci dissero che la loro storia era dolorosa e triste ma che ne avevano già “parlato abbastanza”.
Noi non gli abbiamo creduto! Così abbiamo continuato ad invitarle e ad ospitarle, tanto che nel 2009 Taty Almeida, delle Madres de Plaza de Mayo Linea Fundadora, è diventata Cittadina onoraria di Torino.

Abbiamo realizzato due spettacoli “Più di mille giovedì” sulla storia delle madres e “La voladora” sulla vicenda delle due monache francesi, abbiamo sostenuto gli Hijos e le battaglie delle Abuelas che hanno ritrovato 102 nipoti sequestrati o nati nei campi di prigionia clandestini. Abbiamo tradotto e realizzato “Mas de mil jueves” in lingua spagnola. Con l’appoggio ed il sostegno dei nostri spettatori abbiamo finanziato l’enorme bandiera su cui sono stampati i volti dei 30.000 giovani desaparecidos. E in questo caso abbiamo sostenuto anche economicamente la produzione di questo volume. Non abbiamo taciuto come ci era stato indicato, ma abbiamo, ogni qual volta ci è stato possibile, aggiunto la nostra voce alla loro instancabile.

Le redazioni dei giornali si sbagliavano, hanno dovuto raccontare ancora la storia di queste donne addolorate e mai vinte. Molte volte, in questi 15 anni, hanno dovuto dedicare intere pagine alle Madres e ora al giudizio dell’ESMA. Molte altre volte torneranno a farlo perché questo processo insegna che la loro storia non è una “telenovela latinoamericana” dove la pietà è un meccanismo a tempo.

Questa vicenda ci insegna che la storia, contro la fretta quotidiana dei nostri giorni, ha tempi lunghi. Che il perseguire giustizia non concede scorciatoie ma richiede una costanza e una forza inesorabili. Così come ha richiesto a queste donne fantasia, capacità di mutamento, di saper intravedere e percorrere nuovi linguaggi per incontrare altre solidarietà, per costruire

LA VERITÀ … NONOSTANTE
LA GIUSTIZIA … NONOSTANTE
LA BELLEZZA… NONOSTANTE…

 

Renzo Sicco

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