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in occasione dell’Anniversario della Liberazione
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Officina 24
QUANDO ACCADRÀ DUNQUE
LIBERAMENTE TRATTO DAL DIARIO DI GIUSEPPE DOZZO, OPERAIO FIAT NEGLI ANNI ‘50
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di Angelo Cacelli e Pompeo De Biase
con Angelo Cacelli, Massimo Cappellini, Nicolò De Biase, Pompeo De Biase, Pietro Falaschi
regia di Pompeo De Biase e Angelo Cacelli
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Siamo un gruppo di operai, insegnanti, studenti, pensionati.
Convinti che i lavoratori siano la base e il fondamento della società, mentre oggi sempre più raramente sono visti come tali e le loro storie e i loro ideali vengono trattati come residuo di un tempo passato, abbiamo costituito, due anni fa, il gruppo di cultura operaia, che poi è diventata un’associazione, OFFICINA 24.
OFFICINA 24 è anche il nome del reparto confino FIAT degli anni ’50.
Il lavoro che presentiamo è appunto liberamente tratto dal diario che un operaio FIAT, Giuseppe Dozzo, ha scritto nei quattordici mesi che vanno dal giorno del suo trasferimento all’Officina 24 alla data del suo licenziamento.
Nel diario Dozzo descrive puntualmente quello, e solo quello, che gli capita sul lavoro: è quindi un diario di fabbrica. È una testimonianza precisa della condizione operaia ma anche il racconto di una coscienza e di una certezza di sé nel suo farsi.
Dozzo è una figura esemplare, simbolo di tutti i lavoratori che, quasi sempre nell’anonimato, hanno lottato per difendere i propri diritti, per rivendicare l’emancipazione dalle proprie condizioni di lavoro e per rappresentare l’idea e l’ideale di un altro mondo, subendo spesso conseguenze durissime.
Noi crediamo, che l’attuale perdita della cultura operaia sia la perdita di un grande patrimonio di vite e di esperienze, e intendiamo contribuire al recupero di questa ricchezza.
Questa rappresentazione è il risultato di un lavoro sul testo durato oltre due anni e la forma che abbiamo scelto è quella di una lettura a cinque voci.
Non possiamo e non vogliamo imitare e disegnare una esperienza di fabbrica che è per sua natura irrappresentabile. Cerchiamo di porgerla citando le parole di chi l’ha vissuta.
Penso sia molto importante ricordare e onorare chi del lavoro ha fatto un vessillo di dignità e di impegno.